Giovani consumano meno alcol, tabacco e cannabis fino a 15 anni, ma dopo il consumo aumenta
Con oltre 11’000 decessi all’anno e 10 miliardi di costi correlati, i problemi di dipendenza rappresentano una sfida per tutta la società. La responsabilità di questi problemi non incombe solo sui singoli, ma anche lo Stato e l’economia devono assumersi le proprie responsabilità: un messaggio non semplice da far passare, come dimostrano gli sviluppi in materia di politica delle dipendenze. Ecco i risultati del secondo “Panorama svizzero delle dipendenze 2016”:
Tabacco: fumatori non più in calo
Secondo il rapporto l’obbiettivo di continuare a ridurre la percentuale dei fumatori non è stato raggiunto. Con 9’500 morti all’anno, i problemi legati al consumo di tabacco si sono addirittura aggravati: una conseguenza ritardata dell’aumento delle fumatrici rilevato nei decenni passati. Tuttavia, anche se la percentuale dei fumatori è attualmente stagnante, il mercato sta cambiando: si comprano meno sigarette convenzionali, ma ci si è indirizzati verso le sigarette rollate a mano, la pipa ad acqua e le sigarette elettroniche, anche se finora queste ultime vengono fumate per lo più per curiosità.
Alcol: dei danni che persistono e una ripartizione disomogenea del consumo
Con 8,1 litri di alcol puro si constata un ulteriore calo – seppur lieve – del consumo annuale pro capite. Questo è dovuto soprattutto alla diminuzione del consumo quotidiano di vino. Tuttavia, il consumo globale resta molto disomogeneo: l’11% della popolazione adulta beve la metà di tutto l’alcol consumato in Svizzera, il che ha ripercussioni pesanti, dato che ogni 5 o 6 ore una persona muore per le conseguenze del consumo di alcolici. Si stima che siano circa 250’000 le persone alcoldipendenti che vivono nel nostro paese e che un ulteriore mezzo milione soffra per i problemi di alcolismo di un loro caro; a queste cifre si aggiungono i circa 100’000 bambini che vivono in famiglie alle prese con l’alcolismo.
Droghe illegali
La cannabis resta di gran lunga la sostanza illegale più consumata nel nostro paese. È particolarmente diffusa nella fascia d’età tra i 15 e i 34 anni, periodo nel quale una persona su 14 fuma cannabis. La discussione sui possibili vantaggi e svantaggi di regolamentare la canapa è quindi al centro dei dibattiti sulla politica delle droghe, anche tenendo conto delle prime esperienze fatte con nuovi modelli normativi in quattro stati degli USA e in Uruguay.
Delle tendenze opposte tra i giovani
Meno alcol, tabacco e cannabis fino a 15 anni, maggior consumo nei gruppi di età seguenti.
Particolarmente interessante l’evoluzione del consumo di alcol e tabacco tra i giovani: secondo l’ultima inchiesta condotta tra gli scolari, i quindicenni di oggi bevono meno alcolici di chi li ha preceduti, ma dal 2011 a oggi il binge drinking è aumentato nella fascia d’età tra i 15 e i 19 anni. La situazione è simile per il tabacco: mentre dal 2002 la percentuale dei fumatore è in calo tra i ragazzi dagli 11 ai 15 anni, sembrerebbe che tra i 15 e i 19 anni il consumo di tabacco aumenti. Anche il consumo di cannabis è in diminuzione (anche se in modo meno marcato) tra i quindicenni, mentre nella fascia d’età tra i 15 e i 19 la tendenza al consumo resta stabile o addirittura è in lieve aumento. È interessante notare che anche all’estero, come ad esempio in Francia e negli Stati Uniti, si denotano evoluzioni analoghe.
Questioni irrisolte, sviluppi incerti
Resta da chiarire se questa tendenza rilevata tra i più giovani sia da ricondurre a un cambiamento dello stile educativo, a una maggior consapevolezza in fatto di salute, ai successi riportati nel campo della prevenzione delle dipendenze e della protezione della gioventù o a un atteggiamento diverso dei giovani quando escono. Alcuni studi recenti sembrano evidenziare una certa tendenza alla “casalinghitudine” tra i più giovani, che in tal modo entrano meno (o più tardi) in contatto con le sostanze psicoattive. Non è ancora chiaro quale sia il ruolo del maggior utilizzo dei nuovi media in questo scenario. È comunque assodato che l’accesso al mondo virtuale avvenga sempre più presto: oltre la metà dei bambini tra i 6 e i 13 anni hanno uno smartphone proprio e i quindicenni ammettono di trascorrere tutti i giorni oltre tre ore del loro tempo libero davanti al computer, alla televisione, al telefonino o ai videogiochi. Nel contempo, dalle ultime inchieste tra gli adolescenti emerge che le attività svolte nel mondo virtuale non implicano un calo delle occupazioni e delle amicizie “reali”.
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