Finanziato con 700 milioni in tre anni dal bilancio comunitario
La Commissione europea ha varato la scorsa settimana a Bruxelles, durante la riunione settimanale del collegio dei commissari, un nuovo dispositivo per permettere la mobilitazione rapida di finanziamenti comunitari, aiuti e interventi di protezione civile da dispiegare all’interno dell’Ue, in particolare per affrontare la crisi umanitaria legata al massiccio afflusso di profughi e altri immigrati irregolari in Grecia e lungo la cosiddetta “rotta balcanica”. La situazione si è aggravata nelle ultime settimane a causa delle chiusure delle frontiere o dei contingentamento dei passaggi in altri paesi (Austria e Slovenia) lungo la strada che i migranti intraprendono verso l’Europa centrale e settentrionale.
Il nuovo dispositivo consisterà in due diversi atti: una proposta di decisione del Consiglio Ue, da approvare a maggioranza qualificata, che permetterà l’uso in seno all’Unione dei meccanismi di aiuto umanitario, finora destinati solo ai paesi terzi; e una proposta di emendamento del bilancio Ue, che dovrà essere approvata dal Parlamento europeo oltre che dal Consiglio, per finanziare il nuovo dispositivo, con 300 milioni di euro quest’anno, e poi 200 milioni nel 2017 e ancora 200 milioni nel 2018, se sarà necessario.
Il Consiglio, sotto la presidenza di turno olandese, dovrebbe approvare tutto il dispositivo molto rapidamente, visto che è stato il vertice dei capi di Stato e di governo, il 18 febbraio scorso, a chiedere questa misura. La Commissione si è impegnata a presentare le proposte di modifiche del bilancio Ue entro due settimane.
Uno strumento comunitario
La decisione proposta permetterà di intervenire con uno strumento comunitario e con una risposta rapida alle crisi umanitarie all’interno dell’Ue, secondo un meccanismo simile al dispositivo di aiuti umanitari che esiste già da tempo ma che riguarda solo gli interventi fuori dall’Ue. Il nuovo strumento permetterà anche di ampliare l’attuale campo di applicazione del meccanismo di protezione civile dell’Ue, che finora si limitava a uno scambio bilaterale, fra lo Stato membro richiedente e ciascuno degli altri paesi membri che offrivano volontariamente gli aiuti (mezzi, tende, coperte, personale, etc., ma non finanziamenti o denaro).
Il nuovo dispositivo potrà scattare per qualunque disastro di ampia portata di origine naturale o causato dall’uomo che comporti conseguenze umanitarie gravi, in qualunque Stato membro. Oltre alla crisi migratoria, potrà intervenire, ad esempio, in caso di catastrofi naturali, disastri di origine nucleare o chimica, attentati terroristici, attacchi informatici, epidemie.
Gli aiuti umanitari potranno consistere anche in somme di denaro, o più probabilmente coupon o carte prepagate, consegnate direttamente ai profughi e migranti, da spendere in alimenti e generi di prima necessità. È una prassi che si è cominciata a utilizzare da qualche anno negli aiuti dell’Ue ai paesi terzi, che è destinata fra l’altro a stimolare l’economia e i mercati locali.
Obiettivo: proteggere vite
Gli aiuti avranno come scopo quello di proteggere le vite, alleviare le sofferenze e i disagi e salvaguardare la dignità dei rifugiati e migranti che si trovano in condizioni di grave crisi umanitaria. Le operazioni potranno consistere, ad esempio, nella fornitura di alimenti, medicine, beni di prima necessità, servizi sanitari, istruzione per i minori, installazione di servizi igienici, materiali per garantire l’alloggio e il riparo (tende o materiali da costruzione), altri tipi di soccorso in caso d’urgenza.
Le azioni di sostegno concreto saranno definite dalla Commissione sulla base delle proposte formulate dalle organizzazioni competenti sul terreno incaricate della loro attuazione: le Ong, le agenzie Onu (in particolare l’Unhcr), gli organismi internazionali e i servizi specializzati dello Stato membro interessato, che dovrà comunque sempre aver richiesto e dato il proprio accordo per l’aiuto.
Askanews