Elezione del nuovo segretario del CGIE
Il CGIE dopo 10 anni ha eletto un nuovo segretario ma, colui che è stato nominato a dirigere questo organo di consulenza del Parlamento italiano per la nostra comunità che vive all’estero, è una vecchia conoscenza che da diversi decenni ruota nel mondo politico dell’emigrazione, cioè Michele Schiavone, segretario del PD-Svizzera.
Sarebbe stato opportuno e auspicabile chiamare a coordinare il suddetto organo una persona non coinvolta direttamente con i partiti, in modo da essere libera di rappresentare gli interessi dell’intera collettività italiana che vive oltreconfine.
Invece sarà di nuovo la sinistra a guidarci, grazie ai voti dei circoli del PD, dei rappresentanti dell’associazionismo e dei patronati sempre legati alla stessa scuderia. Purtroppo i risultati, finora, hanno dimostrato che questo organo non ha prodotto nessuna proposta utile per la nostra comunità e non ha difeso sia le nostre esigenze sia i nostri interessi. Coloro che si sono succeduti al vertice del sopra citato organo, sono stati solo dei servitori del loro partito di appartenenza, cioè dei DS e del PD. A dir la verità, questi membri del CGIE tranne ad andare ogni tanto in gita a Roma, a nostre spese, e incontrare velocemente il Ministro degli Esteri quando ha tempo o qualche Sottosegretario, si sono dimostrati inconsistenti, perché sono i dirigenti del loro partito a decidere la rotta da seguire per questo organismo.
Attualmente la comunità italiana residente all’estero può contare su tre organi di rappresentanza: i Comites, il CGIE e la Circoscrizione estero dal 2006 con i suoi 18 parlamentari. Pertanto, proprio dopo l’istituzione della Circoscrizione estero, sarebbe stato lungimirante eliminare il CGIE, diventato un doppione inutile e costoso che va a pesare sulle nostre spalle, con un ingente spreco di denaro pubblico.
Un duplicato, tra l’altro, votato solo dal 3% degli italiani residenti all’estero che ha eletto prima i rappresentanti dei Comites che a loro volta, infine, potevano candidarsi ed eleggere i nuovi consiglieri del CGIE. I numeri ci dicono chiaramente che il 97% dei nostri connazionali non ha voluto in nessun modo essere rappresentato da questi personaggi. E adesso, prima di Pasqua, i 63 nuovi consiglieri del CGIE, compresi quelli di nomina governativa, si sono riuniti a Roma per eleggere il loro segretario. In effetti, avrebbero fatto meglio a convocare un congresso del PD-estero ed eleggere il loro segretario generale.
Il risultato non sarebbe assolutamente cambiato e avremmo risparmiato questa farsa inutile, in quanto era già stato tutto stabilito precedentemente, a tavolino, dai dirigenti del partito democratico.
Questa volta è stato eletto il segretario del PD-Svizzera, la prossima volta, se non cambieranno le regole del gioco, eleggeranno comunque un altro esponente del PD o come si chiamerà in futuro la casa della sinistra. La prima mossa ora del nuovo segretario del CGIE sarebbe quella di dimettersi immediatamente dal suo incarico di segretario di partito, perché egli dovrebbe rappresentare tutta l’emigrazione italiana e non solo chi l’ha votato.
Credo però che sperare che qualcuno rinunci a una poltrona sia pura utopia!
Lo stesso Renzi ci insegna che, dopo essere diventato premier dell’Italia, ha mantenuto comunque la carica di segretario del PD.
Le poltrone, perciò, è meglio tenersele che cederle! La realtà, invece, è che la comunità italiana che vive all’estero è prigioniera di troppi organi che invece di agire in modo libero e concreto, cercando di portare avanti le nostre priorità, si lasciano frenare e influenzare dalle direttive dei vari partiti.
Se si riuscisse a superare quest’ostacolo, basterebbe un solo organo a farsi carico delle nostre esigenze.
Gerardo Petta