I partenopei crollano a Udine, la Juventus va +6, la Roma punta il secondo posto, addio Champions per l’Inter, in coda la lotta si ristringe a quattro squadre
Lo scudetto è ormai nelle mani della Juventus. Il Napoli ha ceduto nella guerra di nervi contro la Juventus e con la sconfitta di Udine dice addio al titolo. Il simbolo della resa è Gonzalo Higuain, trascinatore del Napoli, espulso al 75’. La sua rabbia incontenibile, le lacrime e il rifiuto di lasciare sanciscono la fine della snervante rincorsa alla Juventus. È un’illusione e un’impresa ormai credere al sorpasso sulla squadra di Allegri che non perde da 21 gare . Sarri si era lamentato di dover giocare per la sesta volta dopo la Juventus conoscendo il risultato della rivale e un certo senso ha ragione: costretti a vincere per tenere il passo, il nervosismo ti gioca brutti scherzi, come successo contro l’Udinese, dove il Napoli è crollato contro un avversario modesto che ha fatto ciò che ha voluto. Ma le lamentele non giovano al bravo tecnico del Napoli, ancora espulso e incapace di accettare i risultati. È stessa una partita simile a quella di Bologna, dove il Napoli aveva perso gara e vetta conquistata. Squadra irriconoscibile: la difesa in bambola concede due rigori e l’assenza di Reina in porta si è fatta sentire, mentre il centrocampo ha giocato senza lucidità nell’impostare la manovra. L’unico irriducibile è stato Higuain, che con il 30° stagionale pareggia momentaneamente la gara, ma poi la frustrazione, vedendo svanire il sogno-scudetto, gli fa perdere la testa e alza le mani sull’arbitro. Per l’argentino la pesante squalifica di 4 giornate che gli farà saltare Inter e Roma. Rivitalizzata da Di Canio, l‘Udinese ha meritato la vittoria, che sa di salvezza, grazie alla determinazione nel sapere incartare tatticamente il Napoli. Non è chiuso il discorso scudetto, ma alla Juventus basterà gestire con tranquillità le restanti sette gare per festeggiare il quinto scudetto consecutivo. Così come ha fatto contro l’Empoli, vincendo di misura, senza brillare, ma ragionando da grande squadra abituata a vincere. Difficile immaginare lo scudetto lontano da Torino, anche perché il calendario agevola di più la Juventus.
La Roma domina il derby di Roma (tifosi in sciopero) travolgendo la Lazio 4-1, rafforza il terzo posto e torna in corsa per il secondo, ora a -4 dal Napoli. La vittoria è stata netta per la squadra di Spalletti che si è dimostrata superiore tecnicamente, ma anche con più stimoli. I 21 punti di differenza tra le due romane sono lì a dimostrazione che la Roma ha le idee più chiare ed è squadra più determinata. Il punteggio è un po’ severo per la Lazio, che nonostante le nette difficoltà, ha trovato la forza e il cuore di riaprire la gara sul 2-0, centrando due pali e accorciando con Parolo, prima di crollare nel finale. Il fallimento della stagione laziale è già realtà: esonerato Pioli, la società volterà pagina a fine stagione. La Roma avrà la possibilità di dare l’assalto al secondo posto sfidando il Napoli nello scontro diretto alla 35° giornata. Spalletti è l’uomo della svolta. Con lui la Roma ha un rendimento da scudetto e ha cambiato volto, grazie anche ai sentimentalismi lasciati da parte: Totti e De Rossi hanno visto il derby dalla panchina. I nuovi protagonisti in attacco della Roma sono altri: El Shaarawy e Perotti, ma una soluzione per una passerella al mito Totti, forse al suo ultimo derby, Spalletti l’avrebbe dovuta trovare.
L’Inter perde in casa con il Torino e fallisce l’obiettivo stagionale di andare in Champions. I nerazzurri sembravano in ripresa, ma era solo un’illusione. Contro i granata è stata una prestazione disastrosa, la difesa di nuovo instabile e una squadra mai in grado di produrre gioco. In vantaggio per un episodio, l’Inter si addormenta, sparisce dal campo nella ripresa, finendo la gara in 9, e il Torino ne approfitta. La squadra di Ventura, Glik e Immobile, gioca una partita di attesa prima e di contropiede poi, che squarciano la difesa interista sulle fasce. La vittoria di prestigio porta il Torino a +8 sulla zona retrocessione, mentre all’Inter regna un clima di rassegnazione e di incertezze dopo l’ennesima deludente stagione.
La Fiorentina ha smarrito la capacità di vincere e le possibilità di arrivare terza. Nella gara interna contro la Sampdoria, impegnata nella lotta retrocessione, arriva un altro pareggio. La gara è stata intensa, bella sul piano del gioco e nei duelli in velocità, con due gol di ottima fattura. Gara equilibrata con la Fiorentina che cerca il ritmo adatto al suo gioco basato sul possesso palla e fatto di geometrie per cercare il gol. La Sampdoria ha tenuto bene il campo, ha contenuto il gioco dei Viola sulle fasce e si è sempre riproposta in attacco, provando anche a vincere la gara, due le prodezze di Tatarusanu. Un punto che aumenta il vantaggio a +5 sul terzultimo posto. Da sottolineare il clima di fair play con gli applausi all’ex tecnico Montella, che ha ricambiato e al rispettato e sentito minuto si silenzio per Cesare Maldini, leggenda del calcio italiano e bandiera del Milan negli anni Sessanta, scomparso all’età di 84 anni. Il Milan non riesce però a onorare la sua memoria a Bergamo. L’Atalanta fa un balzo in classifica imponendosi contro il Milan in rimonta. Una vittoria meritata, arrivata grazie alla superiorità fisica e alle giocate di Pinilla e Gomez, bravi a ribaltare lo 0-1 di Luiz Adriano. Una lezione di carattere e determinazione a un Milan in un periodo di appannamento e in crisi di risultati. Mihajlovic, chiede scusa ai tifosi inferociti, porta in ritiro punitivo la squadra per preparare la gara contro la Juventus, sperando in una reazione. Il sesto posto è però in bilico, perché il Sassuolo è a un solo punto e in caso di sconfitta nella finale di Coppa Italia senza competizione europea sarebbe un fallimento dopo gli investimenti dell’estate scorsa.
La lotta salvezza si ristringe a quattro squadre Palermo, Carpi e Frosinone e Verona, perché le altre hanno si sono allontanate dalla zona rossa. Il Sassuolo vince con merito sul campo del Carpi e culla ancora il sogno europeo mettendo pressione al Milan. La sconfitta inguaia invece il Carpi, che era in serie positiva da cinque giornate. Non ha demeritato la neopromossa, che era riuscita a equilibrare il risultato, ma non è riuscito ad approfittarne quando il Sassuolo è calato di intensità nella ripresa. Non smuove la classifica neanche il Palermo che perde sul campo del Chievo. I veneti non regalano nulla ai siciliani, giocano bene, dilagando nella ripresa. Con la vittoria il Chievo raggiunge quota 41 punti, ben oltre la soglia salvezza, mentre il Palermo resta terzultimo insieme al Carpi, ma sarebbe in B per la peggior differenza reti. Anche il Genoa mette praticamente al sicuro la permanenza i A grazie al sonoro 4-0 rifilato al Frosinone, diretto avversario. Protagonista della gara, Suso, ex Milan, che segna una tripletta. La squadra di Gasperini fatica in un primo tempo senza sussulti, per sbloccarsi nella ripresa superando i timori per le molte assenze. Il Frosinone resiste un tempo, poi crolla sul piano psicologico e ora si complica l’inseguimento al terzultimo posto, anche perché la difesa non dà garanzie: è la peggiore del campionato. Il Verona riaccende una minima speranza di salvezza, vincendo a Bologna di misura, portandosi a 6 punti da Palermo e Carpi. La squadra di Delneri non mai doma, mentre il Bologna si è smarrito ed è alla terza sconfitta consecutiva.
31° Giornata
Carpi-Sassuolo 1-3, Juventus-Empoli 1-0, Udinese-Napoli 3-1, Atalanta-Milan 2-1, Chievo-Palermo 3-1, Fiorentina-Sampdoria 1-1, Genoa-Frosinone 4-0, Lazio-Roma 1-4, Inter-Torino 0-0, Bologna-Verona 0-0
Classifica
Juventus 73; Napoli 67; Roma 63; Fiorentina 56; Inter 55; Milan 49; Sassuolo 48; Lazio 42; Chievo 41; Genoa 37; Bologna, Empoli, Torino e Atalanta 36; Udinese 34; Sampdoria 33; Palermo e Carpi 28; Frosinone 27; Verona 22
G.S.