Il referendum sulle trivelle è alle porte, mancano pochi giorni alla chiusura dei seggi e al conteggio del voto di 47’212’590 elettori in Italia e 4’029’231 elettori all’estero, e i dibattiti politici si accendono sempre di più sulla richiesta dei promotori del sì che prevede che la concessione scada al termine previsto, anche per le trivellazioni già autorizzate entro le 12 miglia marine.
Il “Comitato Ottimisti e razionali”, il partito contro il referendum guidato da Gianfranco Borghini, qualche settimana fa aveva sottolineato che si tratta di “un referendum ingannevole e dannoso” invitando gli italiani a non andare a votare il 17 aprile, perché tra l’altro non sarebbe “un referendum di iniziativa popolare. Nessuno ha raccolto le 500 mila firme necessarie. A promuovere questo referendum sono state 9 regioni, alle quali preme una sola cosa: affermare il principio che a decidere in materia di energia debbano essere, in ultima istanza, le regioni e non il Parlamento. Se così dovesse essere, prevarrebbero solo e soltanto interessi locali e localistici, e non quelli nazionali”. Il Coordinamento nazionale NoTriv ribadisce ancora però che: “Il voto del 17 Aprile è un voto immediatamente politico, in quanto, al di là della specificità del quesito, residuo di trabocchetti e scossoni, esso è l’UNICO STRUMENTO di cui i movimenti che lottano da anni per i beni comuni e per l’affermazione di maggiori diritti possono al momento disporre per dire la propria sulla Strategia Energetica nazionale che da Monti a Renzi resta l’emblema dell’offesa ai territori, alle loro prerogative, alla stessa Costituzione italiana”.
I politici
“Io sono per non sprecare le risorse che abbiamo e quindi spero che questo referendum fallisca”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi nella diretta Facebook #Matteorisponde, secondo Askanews, già qualche settimana fa Renzi aveva detto che al referendum sulle trivelle chiunque è libero “di fare quel che crede”, ma “non fatevi prendere in giro: non è un referendum sulle nuove trivelle, che hanno già la linea più dura d’Europa. È un referendum per bloccare impianti che funzionano. Io lo considero uno spreco”.
Questo referendum spacca il Pd, con Roberto Speranza ad esempio, il leader della minoranza Dem, che secondo Ansa annuncia il suo sì commentando: “È un’occasione per aprire all’energia verde: abbiamo bisogno di meno fossile e più rinnovabili” e definendo “eccessive per un presidente del Consiglio” le parole usate da Renzi. Anche il presidente del Senato Pietro Grasso, che ha riferito che andrà a votare, ha detto: “Il referendum è uno strumento popolare, democratico e costituzionale e quindi io certamente parteciperò alla votazione”. Nessuna comprensione per l’invito a non votare ce l’ha Francesco Critelli, segretario provinciale del Pd, che anche se ancora non ha deciso come voterà, ribadisce che “da quando ho 18 anni non ho mai saltato un appuntamento elettorale e non intendo farlo stavolta. Il voto è un diritto e un dovere. E un invito all’astensione mi pare inappropriato in una regione dove nel 2014 l’affluenza si è fermata al 37,6%”. Il suo messaggio: alle urne ci si deve andare eccome.
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foto: ANSA