Il Consiglio nazionale dà un primo via libera alla libera circolazione con la Croazia dopo un aspro dibattito e una dura critica dell’UDC
È un segnale all’Unione Europea (EU) che la Svizzera è disposta a proseguire sulla via bilaterale, ma nessuno si illuda che la via per salvaguardare i bilaterali sia facile. Il Consiglio nazionale ha ratificato il protocollo per l’estensione dell’accordo bilaterale della libera circolazione (ALCP) alla Croazia, importante per il futuro delle relazioni tra la Svizzera e l’UE ed è la premessa per trovare una soluzione sull’articolo che regola l’immigrazione chiesta dall’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”. I deputati hanno dato il loro assenso con una netta maggioranza di 122 voti contro 64 al protocollo firmato dal Consiglio federale il 4 marzo. Si tratta però del minimo ostacolo superato.
Alla ratifica si è opposto un unico partito, l’Unione democratica di Centro (UDC) promotrice dell’iniziativa sull’immigrazione di massa, che dovrà essere attuata entro il 9 febbraio 2017, che ha tentato di affossare il dossier Croazia. L’UDC ha ritenuto che il protocollo viola l’articolo costituzionale che regola l’immigrazione e vieta la conclusione di trattati internazionali in contraddizione con l’articolo. Il neodeputato UDC, Roger Köppel ha attaccato frontalmente il governo, rappresentato in sala dalla ministra di giustizia Simonetta Sommerga. “Io mi meraviglio con quale frivola leggerezza lei si dissoci dai principi costituzionali”, aggiungendo che “il governo si è fatto ricattare dall’UE”. Dichiarazioni che hanno mosso la ministra ad abbandonare la sala in segno di disappunto , seguita dal gruppo socialista. Sommaruga, rientrata in sala nel pomeriggio, ha difeso la ratificazione del protocollo: “Il Consiglio federale è stato incaricato di ratificare il protocollo, perché non viola la Costituzione”. Vari perizie hanno concluso che per il protocollo con la Croazia, non si tratti di un nuovo trattato, bensì è l’applicazione a un nuovo Paese dell’EU di un accordo bilaterale già esistente e come hanno notato alcuni parlamentari, non c’è motivo per discriminare la Croazia.
Dopo il Nazionale toccherà al Consiglio degli stati che secondo gli auspici di governo e Nazionale dovrebbe ratificherà anch’esso il protocollo entro giugno. Poi il Consiglio federale dovrà ratificare l’entrata in vigore per salvare il programma di ricerca “Orizzonte 2020”. Senza una ratificazione del protocollo fino al febbraio 2017, la Svizzera sarebbe relegata a Stato terzo e i ricercatori elvetici potrebbero unirsi solo a progetti in corso, senza i finanziamenti dell’UE, che significherebbe anche un ridimensionamento della riputazione della ricerca svizzera. “Il protocollo non sarà comunque ratificato prima di avere trovato una soluzione sulla libera circolazione delle persone”, ha dichiarato Sommaruga. Il tema centrale resta dunque l’applicazione dell’iniziativa UDC, ma il governo non proporrà soluzioni prima della votazione sul referendum Brexit (23 giugno), su un’eventuale uscita dall’UE della Gran Bretagna. Il Consiglio federale continuerà a cercare una soluzione condivisa e tra settembre e dicembre le Camere voteranno sulla clausola di salvaguardia unilaterale. È difficile prevedere come andrà a finire, certo è che l’UDC non concede nulla sui suoi obiettivi: preferenza della manodopera indigena e tetti massimi all’immigrazione per poterla gestire autonomamente. Su quale sia la cifra, neanche l’UDC ha le idee chiare.
Gaetano Scopelliti
foto: Ansa