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21 November 2024
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Svizzera

Il Consigliere di Stato del Cantone di Ginevra, Mauro Poggia, spiega le iniziative ed alcuni programmi del suo dipartimento

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Continuano le interviste ai rappresentanti dei ministeri del Cantone di Ginevra volte a conoscere meglio le attività dei magistrati che governano la politica cantonale. Si tratta di un altro sistema per rafforzare i legami con l’italianità ginevrina di questo Cantone, forte dei suo 50.000 italiani, quasi la metà bi-nazionali, attraverso il mensile della SAIG, “La Notizia di Ginevra” e la TVweb.: www.ciaoitalia.tv.
Il 2 maggio 2016 è stato fissato l’incontro con il Consigliere di Stato, Mauro Poggia, che ci ha rilasciato l’intervista nel suo ufficio presso il Dipartimento dell’impiego, degli affari sociali e della salute (DEAS). Erano presenti, oltre al coordinatore della SAIG, Carmelo Vaccaro (accompagnato e coadiuvato da Alessandra Testaguzza), da Riccardo Galardi che ha effettuato le riprese con l’aiuto di Emma Dipalma per ciaoitalia.tv.
Carmelo Vaccaro ha esposto, preliminarmente le iniziative della SAIG in favore della comunità italiana a Ginevra intraprese in questo ultimo periodo, e, soprattutto, le attività di informazione per quanto riguarda l’amnistia fiscale svizzera, con particolare riferimento alla problematica di coloro che hanno beneficiato di aiuti sociali senza aver dichiarato di essere proprietari di beni all’estero.
Sono seguite le domande al Consigliere di Stato che qui di seguito riportiamo:

D. Sig. Consigliere di Stato, all’esito di questa attività d’informazione, abbiamo immaginato che vi sia la probabilità che qualcuno abbia potuto beneficiare di aiuti sociali senza dichiarare i suoi beni all’estero. Che consigli possiamo dare in questi casi? C’è la possibilità che le istituzioni prevedano un’amnistia in modo da risolvere, nelle migliori condizioni questi problemi economici e penali per le persone che si trovano in questa particolare situazione?
R. Si tratta di una problematica che riguarda non solo la comunità italiana ma anche quella portoghese, quella spagnola, etc., in quanto presenti in Svizzera da numerosi anni, spesso da due o tre generazioni. Vi sono molte persone che sono proprietarie di beni nei loro paesi d’origine che sono stati ereditati dai propri avi e che si trovano nella situazione di non aver dichiarati questi beni, spesso di valore oggettivamente modesto, ma che possono, tuttavia, avere un’influenza sull’erogazione delle prestazioni complementari.
Farei, a questo punto, una distinzione tra il problema sociale ed il problema fiscale, che non riguarda il mio dipartimento e nel quale le manovre a livello cantonale sono purtroppo deboli. Hanno cioè bisogno di un’approvazione da parte della Confederazione.
Quanto al settore sociale, dunque, bisogna valutare se un’amnistia sia possibile a livello cantonale.
In realtà, con la legislazione attuale, anche in caso di autodenuncia, ci sono comunque delle conseguenze, non penali, ma finanziarie perché il calcolo delle prestazioni complementari viene fatto sulla base delle condizioni reali della fortuna e delle rendite. Vi sono persone che non hanno dichiarato, ad esempio, delle rendite, magari anche molto piccole, versate dalle autorità italiane e, dunque, questo nuovo elemento dà luogo ad un nuovo calcolo. Gli uffici possono tornare indietro di 7 anni, con soppressione delle prestazioni e obbligo di rimborso di tutte le prestazioni che sono state percepite.
Le somme, possono, dunque, divenire considerevoli. Consideriamo, ad esempio, il caso delle assicurazioni malattia, che ammontano a 600 CHF al mese. In un anno possiamo immaginare una somma di almeno 6000 CHF che, moltiplicata per 7 anni, diventa una somma ragguardevole. Noi stiamo esaminando attualmente, la possibilità di fare un’amnistia sociale per evitare queste conseguenze che sono estremamente pesanti, immaginando di retroagire di un anno, o al massimo 2, per incentivare le persone ad aderirvi.
E questo progetto va, però, di pari passo con l’organizzazione di un sistema di controllo più serio. Attualmente, a questo proposito, la Commissione degli Affari Sociali ci sta chiedendo di fornire un rapporto su quello che è organizzato per scoprire e sanzionare le persone che sono proprietarie di beni immobili che siano all’estero e che sono beneficiarie di prestazioni complementari.
Siamo, dunque, soggetti a queste pressioni e dobbiamo dare risposte concrete nel più breve tempo possibile.

D. Sig. Consigliere di Stato, in un contesto generale di crescita della disoccupazione in Svizzera, Ginevra ne esce piuttosto bene con una diminuzione significativa nel 2016. Quali sono le ragioni di questi risultati soddisfacenti?
R. Si tratta, in verità, di vantarsi di una vittoria piuttosto modesta, in quanto la disoccupazione dipende in gran parte da problemi che non gestiamo a livello locale, a Ginevra e dipendono dalla congiuntura svizzera, la forza del franco, in particolare, è nota in tutto il mondo, ma anche da elementi internazionali sui quali non abbiamo troppa influenza.
Invece noi possiamo essere efficaci a livello dell’ufficio cantonale dell’impiego che è incaricato di dare al disoccupato i mezzi per reimmettersi nel mondo del lavoro nel più breve tempo possibile. Le iniziative intraprese dal 1 luglio 2014 dal nuovo direttore, Charles Barbey, cominciano a dare frutti. Bisogna prendersi carico in maniera più personale ed individualizzata dei nuovi candidati all’impiego; bisogna fare un bilancio delle competenze delle persone nel più breve tempo possibile.
Nel passato abbiamo avuto la tendenza a ricollocare il disoccupato nello stesso settore nel quale lavorava prima della perdita del lavoro. Si deve valutare quali siano le competenze della persona in cerca di occupazione, che possa essere trasferita in un altro settore economico predisponendo i mezzi necessari, ove utili, per far acquisire a questa persona le competenze che le mancano.
Bisogna anche far in modo che la persona alla ricerca di impiego sia convinta che le autorità fanno il massimo dal punto di vista economico. Questo favorisce anche una migliore coesione sociale.

D. Sarà possibile in futuro fare in modo che gli importi pagati alle assicurazioni malattia, attualmente troppo alti per la maggior parte della popolazione, siano ribassati?
R. In questo settore bisogna agire in due aspetti: agire sui costi della sanità. Meno sono alti meno costeranno le assicurazioni. Ma vi è una parte del premio che però non è collegato con i costi della sanità.
A Ginevra siamo riusciti negli ultimi anni a contenere i costi della sanità, malgrado ciò i premi hanno continuato ad aumentare.
Se le autorità cantonali fanno una buona politica nel settore sanitario (ad esempio, agire sulle installazioni di studi medici, favorire gli interventi chirurgici in day hospital, che non prevede pernottamento in ospedale, prevedere un’assistenza efficace a domicilio, ad esempio per le persone anziane), potremmo aver degli effetti benefici anche sui costi delle assicurazioni malattia.

Ringraziamo il Consigliere di Stato, Mauro Poggia, per la gradita accoglienza e per averci rilasciato l’intervista.

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