Storica seconda accoppiata campionato-coppa consecutiva per la Juventus. Al Milan non bastano volontà e determinazione.
Vince anche quando non si esalta e non è perfetta. La Juventus il guizzo vincente lo trova sempre. La finale di Coppa Italia è stata decisa al 110’ dai due giocatori entrati a gara in corso: cross di Cuadrado e girata di Morata. La rete ha infranto i sogni di un ottimo Milan, che ha provato a sovvertire i pronostici, ma al quale è mancata la qualità sotto porta. I rossoneri restano così per il terzo anno di fila fuori dalle coppe europee e permettono la prima partecipazione al Sassuolo, che se l’è meritata tutta.
La partita della Juventus è stata modesta, squadra forse stanca per la stagione esaltante e dispendiosa. Un plauso e gran parte del merito del trionfo va attribuito alla difesa, sorretta da Barzagli e Chiellini, capace di neutralizzare le offensive del Milan e di dare la necessaria forza alla squadra di trovare il gol partita. Il Milan è stato irriconoscibile nel senso positivo e torna a casa a testa alta. I rossoneri hanno giocato con coraggio e personalità interpretando al meglio la finale, che in una gara secca può annullare le differenze tra le finaliste. I centrocampisti del Milan tengono a bada quelli juventini, con il
risultato che la Juventus non costruisce nulla e Dybala e Mandzukic non fanno male. Il Milan non è riuscito a capitalizzare la supremazia e le poche occasioni, poi la Juventus con i cambi di Allegri ha cambiato passo e venuta fuori alla distanza facendo valere la superiorità tecnica e il carattere che l’ha contraddistinta negli ultimi anni.
La Juventus alza così il 10° trofeo in cinque anni e ciò rende ancora più chiaro il dominio assoluto in Italia. La finale di Coppa Italia ha mandato anche segnali chiari alla dirigenza per il futuro. Senza Marchisio e Khedira a centrocampo la Juventus è un’altra cosa e in prospettiva Champions League dovrà rinforzarsi di sicuro. Il torneo europeo richiede molta qualità tecnica e alla Juventus servono altri campioni per colmare il divario con le grandi. Per il Milan è finita nel peggior dei modi una stagione disgraziata. La finale lascia molte perplessità, ma anche rimpianti. Se il Milan avesse giocato con questa determinazione, sarebbe stato un altro campionato. Invece resta fuori dall’Europa per il terzo anno consecutivo, un record nell’era Berlusconi. Il futuro è pieno di dubbi. Certo è che il Milan va ricostruito, forse senza Berlusconi al timone e con una nuova dirigenza, che stravolgerà tutto. Senza dubbio la società può ripartire dalle basi della sfortunata finale. Sui giovani Donnarumma, Romagnoli, De Sciglio, Calabria e Niang si deve puntare, insieme a Bonaventura intorno al quale si può costruire la squadra, provando ad alzare il tasso tecnico di centrocampo e attacco. La questione del tecnico è ancora in bilico. Poche le gare per giudicare il lavoro di Brocchi, che nella prestazione di Roma ha i suoi meriti. Resta un azzardo la sua conferma, dopo i molti cambi in panchina falliti negli ultimi due anni e quindi potrebbe essere opportuno dare il compito di ricostruire ad un allenatore di grande esperienza.
G.S.
foto: Ansa