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22 November 2024
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Minivocabolario

Canzone

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Minivocabolario di Paolo Tebaldi

Aria, melodia, ballata, composizione per canto e strumenti, orecchiabile, solitamente con ritornello. “Componimento lirico originariamente accompagnato da musica, composto da un numero variabile di strofe (o stanze) con versi e rime opportunamente regolati, e da un congedo (o commiato) più breve (Dizionario della lingua italiana di Sabatini e Coletti)”.
La canzone nacque e si sviluppò in Provenza sin dalla prima metà del XII secolo con una certa varietà di tipi, contraddistinti dalla composizione della stanza: tornata, chiusa, licenza, volta finale, congedo o commiato.
Al tempo di Dante, era talora cantata soltanto da un esecutore, ma con Petrarca e sino al Tasso veniva recitata con esecuzioni eccellenti. Nel XVII secolo si ebbero le prime innovazioni con la divisione in strofe, antistrofe, epodo; poi le quartine di endecasillabi e le strofe libere. Con il termine di canzonetta si intendeva un genere con un argomento più umile, con versi brevi e un tono marcatamente popolaresco.
Parlando della nostra canzone, quella fiorita nella penisola, in essa “si addita lo specchio delle evoluzioni del costume e dei sentimenti filtrate da accorti mediatori (Tullio De Mauro)”. Nelle particolari condizioni linguistiche dell’Italia uscita dall’unificazione, “alla canzone italiana si aprivano due strade: o quella della retorica, del melodramma, in nesso con una lingua senza basi nell’uso quotidiano reale (a parte il caso della Toscana e della popolazione più istruita di Roma), oppure la strada dei dialetti. Soprattutto su tale seconda strada la canzone italiana riesce a realizzare testi efficaci fino agli inizi del Novecento. A suo vantaggio il napoletano aveva sia la grande concentrazione demografica, dell’antica capitale del Regno meridionale, una metropoli di livello europeo, sia la precoce diaspora di borghesia napoletana e meridionale in tutte le città d’Italia unita, sia, infine, il peso di un immnenso e vario retroterra etnico e demografico meridionale in cui il napoletano era linguisticamente trasparente e bene accetto. Il romanesco aveva dalla sua, inizialmente, soprattutto ragioni linguistiche più interne, era dunque, per dirla col Manzoni, una lingua viva e vera…e relativamente comprensibile a chiunque avesse una qualche conoscenza dell’italiano che, intanto, si andava diffondendo (Storia della canzone italiana di Gianni Borgna, prefazione di Tullio De Mauro)”.
“Arrivederci di Bindi insieme a La Gatta di Paoli sono stati il punto di partenza per quel filone poi definito nuova canzone italiana ripreso non solo dai genovesi (fra i quali il grande Fabrizio De Andrè) ma anche dai vari Gaber e Jannacci e che mette in crisi cantanti/interpreti classici come Gino Latilla, Nilla Pizza, Claudio Villa, Giorgo Consolini, Carla Boni. Da quel momento prende via l’evoluzione di tutta la musica italiana,non solo di quella legata alla canzone d’autore. Un percorso affascinante, segnato da tappe importanti, addirittura fondamentali della nostra storia musicale (Mauro Ronconi, Nuova canzone italiana)”.
Si dice che la canzone riflette i costumi, le mode, i comportamenti di un’epoca. Chi di noi non è legato ad una melodia, ad un particolare motivo che ci ricorda un amore, una intensa atmosfera affettiva, una fase importante della nostra vita? È certo che cantare è un invito alla gioia, alla esaltazione dell’anima.
Al contrario di mio figlio Nevio che ha una voce stupenda ed interpreta i grandi successi italiani con il trio affermato “I visconti dimezzati”, io sono maledettamente stonato e non ho mai fatto una serenata sotto la finestra dell’amata. Non potrò mai sgolarmi con un evergreen di Battisti, Dalla, De Andrè, De Gregori o Guccini. Mi consolo nel silenzio di una pagina bianca imbrattandola di poesie dedicate alle donne, di racconti erotici e di scritti contro il malgoverno, la partitocrazia, i voltagabbana, la corruzione, le caste e le malefatte del potere.

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