Due giorni di Bruxelles, tra scontri e botta e risposta. A oltre una settimana dal voto dei britannici per uscire dall’Unione europea, quel che regna sono le incertezze
È stata in qualche modo una giornata storica, quella della prima riunione a Bruxelles dei capi di Stato e di governo dell’Ue senza i britannici, un vertice informale dei Ventisette, o sarebbe meglio dire dei Ventotto meno uno, dopo la vittoria della Brexit al referendum nel Regno Unito. Ed è servita soprattutto a chiarire, al di là di ogni dubbio, due cose: innanzitutto, che non ci saranno negoziati con Londra sulle nuove relazioni con l’Ue dopo la sua uscita, prima che il governo britannico notifichi ufficialmente la sua intenzione di recesso, eseguendo la volontà espressa dagli elettori.
In secondo luogo, i leader dei Ventisette hanno puntualizzato che, quando finalmente partiranno i negoziati, se Londra vorrà conservare il suo accesso al mercato unico europeo dovrà accettare tutte e quattro le libertà che ne sono il fondamento (libertà di circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e dei capitali), e non decidere quali delle quattro attuare e quali no.
I leader dei Ventisette “hanno affermato con chiarezza cristallina che l’accesso al mercato unico europeo richiede l’accettazione di tutte le quattro libertà, inclusa la libera circolazione delle persone: non ci sarà un mercato unico su misura” per il Regno Unito, ha detto il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, durante la conferenza stampa al termine della riunione. È noto che Londra, nonostante il recesso dall’Ue, vorrebbe conservare l’accesso al mercato unico europeo, ma riprendendo il controllo sul movimento delle persone, in modo da limitare
l’immigrazione nel Regno Unito dei cittadini comunitari provenienti da altri Stati membri. Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, che ha partecipato alla riunione dei Ventisette leader, ha rincarato la dose: “Non ci sarà un mercato unico su misura: chi vuole accesso al mercato unico deve accettare le quattro libertà, senza eccezioni e, aggiungo, neanche ‘sfumature’”, ha affermato.
Divorzio con il nuovo premier
Le procedure del divorzio fra il Regno Unito e il resto dell’Ue non hanno potuto essere avviate, perché il premier britannico dimissionario David Cameron non ha notificato l’intenzione di recesso di Londra dall’Unione, lasciando il compito al suo successore, a settembre. Juncker ha sottolineato la decisione dei Ventisette di rifiutare, nel frattempo, l’avvio di qualunque tentativo negoziale informale con Londra. “No negotiation without notification”, ha affermato il presidente della Commissione, parafrasando il motto di fine Settecento dei coloni nord Americani contro la dominazione britannica (“no taxation without representation”). “La cosa importante è che abbiamo deciso che non ci sarà nessun negoziato prima della notifica” della volontà di lasciare l’Ue da parte britannica, ha detto Juncker. E ha aggiunto: “Ho proibito per iscritto a tutti i miei commissari e ai loro direttori generali di avviare qualunque negoziato informale” con Londra.
…e la Scozia?
Intanto, è approdata a Bruxelles la controversia sul possibile divorzio interno al Regno Unito, fra Londra e la Scozia, che minaccia ora di bloccare le decisioni legislative per dare esecuzione alla Brexit. La first minister scozzese Nicola Sturgeon ha incontrato al Parlamento europeo il presidente Martin Schulz e quasi tutti i capigruppo politici. Tusk ha rifiutato di vederla per non dare l’impressione di immischiarsi in una questione interna britannica. Juncker, invece – che ieri, con Cameron a Bruxelles, non aveva dato la sua disponibilità a incontrarla – stamattina ha annunciato a sorpresa che l’avrebbe ricevuta.
Tratto da Askanews
foto: Ansa