Tragico incidente mortale sulla tratta ferroviaria a binario unico che collega Andria a Corato, in Puglia: scontro frontale tra i due treni che viaggiavano in direzioni opposte. 23 i morti, più di 50 i feriti
In quell’assolato 12 luglio il treno proveniente da Andria non sarebbe dovuto partire: non nel momento in cui è partito almeno. Questa, al momento, è l’unica cosa certa. Solo così si sarebbe evitato lo scontro frontale con il treno che viaggiava nella direzione opposta, proveniente da Corato, sullo stesso binario. Già, perché quella tratta, come molte altre del Sud, è ancora servita da un binario unico. E regolata dal “blocco telefonico”. Qualcosa però non ha funzionato e a farne le spese sono state 23 persone che nel tragico impatto hanno perso la vita.
Erano da poco passate le 11 al km 51 della linea gestita dalla società Ferrotramviaria quando ad una velocità di circa 110 km all’ora si è consumato il violentissimo scontro. Talmente violento che i pezzi dei vagoni verranno trovati sparsi tutt’intorno a distanza di decine e decine di metri nell’assolata ed isolata campagna pugliese, tra i secolari ulivi che costeggiano il binario. Talmente violento che uno di quei pezzi ucciderà un malcapitato contadino intento a lavorare la terra, la sua terra, prima di essere colpito a morte dal pezzo di un vagone vagante.
Solo tre ne sono rimasti interi, tutti gli altri accartocciati e distrutti. E dopo il cordoglio per le vittime, dopo l’abbraccio corale ai parenti, dopo l’encomiabile gara di solidarietà dei cittadini in fila (ben 2724) per donare il sangue, dopo le ore ed ore di immagini ed interviste direttamente dal luogo dell’incidente, dopo tutto questo ci si concentra sulle cause dell’incidente. E sulla ricerca delle responsabilità. E dei responsabili. E iniziano le domande. La prima: incidente? L’attacco del Movimento Cinque Stelle rispecchia le riflessioni di molti e lo stupore di molti altri. In sintesi ci si chiede se con la tecnologia e le risorse di cui disponiamo al giorno d’oggi sia possibile catalogare la tragedia pugliese come incidente.
O se non si debba parlare invece di conseguenza di precise scelte di non investimento, o di investimento a scapito non tanto e non solo delle zone del meridione in favore di altre, quanto soprattutto a scapito della sicurezza stessa dei cittadini di uno stesso Paese che viaggia su due binari e a due velocità. Poco velato il riferimento alla Tav e alla val di Susa. La seconda: binario unico e blocco telefonico?
E’ lo stesso amministratore delegato di FS, Renato Mazzoncini, a smorzare le polemiche: “La polemica sul binario unico non ha senso, in Italia e nel resto del mondo la maggior parte delle linee sono a binario unico, il sistema di sicurezza non dipende dal numero dei binari: tutte le linee ferroviarie hanno un livello di sicurezza garantito, anche quelle a binario unico”. E veniamo al blocco telefonico, ovvero il sistema di comunicazione telefonica del via libera sul binario unico tra centrale di controllo e macchinista. Tale sistema è usato in una piccola parte delle linee ferroviarie che sono per lo più controllate da sistemi di blocchi automatici più o meno raffinati.
E sul sistema a blocco telefonico che regola la circolazione in quel tratto è il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio a definirlo “tra i meno evoluti rispetto alle tecnologie disponibili e maggiormente a rischio perché si affida interamente all’uomo, nella fattispecie all’operatività dei capistazione”. Già i capistazione, l’ultimo anello (il penultimo se non considerassimo che entrambi i macchinisti sono rimasti uccisi nello scontro) di questa tragica catena della responsabilità: nei loro confronti è stato disposto un provvedimento di sospensione dall’incarico professionale e sono stati raggiunti da un avviso di garanzia. Ai due capistazione viene contestato di “aver cagionato l’incidente ferroviario che ha provocato il decesso di 23 persone e il ferimento di altri 50 passeggeri”. La causa dell’incidente andrebbe quindi rintracciata in un difetto di comunicazione: il capostazione di Andria avrebbe dovuto consentire la partenza del treno fermo in stazione e diretto a Corato solo quando gli altri due provenienti da Corato, uno dei quali in ritardo, fossero giunti in stazione.
Il punto da stabilire adesso è se il capostazione sapeva che i treni in arrivo erano due e perchè ha comunque dato il via libera al treno in direzione Corato pur non avendo visto arrivare nessun convoglio da Corato. Lo difendono colleghi e cittadini: “Parlare solo di errore umano e dare tutta la responsabilità a chi ha alzato la paletta è riduttivo. Finché i treni erano pochi il controllo era più semplice, adesso, con l’introduzione del metro per l’aeroporto di Bari, il traffico è più intenso, le corse aumentate e il carico di lavoro maggiore, mentre le tecnologie di sicurezzarestano quelle obsolete di decenni fa”.
Ad oggi l’errore umano sembra dunque l’ipotesi più plausibile, se non l’unica, ma seppur appurato rimarranno molte domande. Non si può infatti evitare di chiedersi come in situazioni così delicate e potenzialmente pericolose la nostra sicurezza può esser affidata al semplice ed unico controllo umano quando in ogni altro aspetto, anche quello più banale, della nostra vita quotidiana, l’avanzare della tecnologia permette di controllare anche i minimi, e spesso inutili, dettagli.
Isabella La Rocca
foto: Ansa