Mentre i fari dell’attenzione mediatica sono puntati verso questioni percepite come più urgenti e necessarie, l’Ue è alle prese con l’affare glifosato, una sostanza chimica su cui da tempo piovono denunce e studi scientifici controversi che ne dimostrerebbero la grande pericolosità sulla salute. L’Unione è chiamata a decidere su un possibile rinnovo per i prossimi 15 anni dell’autorizzazione all’utilizzo del glifosato, e i Paesi membri paiono ancora sostanzialmente divisi ed incerti su questa spinosa scelta: dopo lunghe discussioni il Parlamento europeo ha votato nell’aprile 2016 con una maggioranza ristretta una risoluzione non vincolante che sa di compromesso, in cui si chiede alla Commissione europea di rinnovare l’autorizzazione all’uso del glifosato solo per 7 anni in modo da valutare gli eventuali effetti cancerogeni della sostanza chimica. Intanto nel giugno 2016 la Soil Association, organizzazione inglese di produttori e consumatori per il biologico, ha pubblicato una revisione della ricerca scientifica sugli effetti del glifosato sulla vita del terreno e del suolo che aggiorna sulla nocività di questa sostanza il cui impatto ambientale risulterebbe essere imponente.
Mentre diversi organismi di settore sostengono che la sostanza sia sicura, come ad esempio la National Farm Union o il Concilio britannico per la produzione vegetale, oltre la stessa azienda Monsanto che la produce, la quale cita una moltitudine di ricerche che ne comproverebbero la sicurezza, la Soil Association si schiera al fianco della corrente scientifica allarmista, citando uno studio aggiornato che mette in luce dati inequivocabili: ‘Considerato per quanto tempo si è usato il glifosato, è assurdo che si ignori ancora l’impatto ambientale di questa sostanza. Queste incertezze andrebbero tenute in considerazione in fase decisionale in Unione Europea ed aggiungono peso alle richieste di divieto sulla base della minaccia che il glifosato rappresenta per la salute umana. I nostri terreni sono vulnerabili e minacciati‘, ha dichiarato in merito Emma Hockridge, responsabile politico dell’associazione. Il dibattito sulla pericolosità del glifosato, nel Regno Unito come nel resto d’Europa, è in corso da tempo, ma è seguito abbastanza sottotraccia dal mondo dei media: proviamo a capire qualcosa di più riguardo questo erbicida, il pensiero del mondo scientifico in merito, e i casi denunciati nel mondo.
Che cos’è il glifosato
Il glifosato è una sostanza chimica che ha fatto per la prima volta la sua apparizione nel mondo agricolo nel 1974, ideato dalla multinazionale Monsanto e in particolare dal chimico John Franz. Questo diserbante ha la capacità di bloccare i nutrienti minerali essenziali per la vita delle piante, tanto da essere oggi l’erbicida più diffuso al mondo. Secondo alcuni il glifosato agirebbe sulle piante in maniera biodegradabile e non tossica, mentre è stato dimostrato da alcune ricerche come l’erbicida lasci tracce nell’ecosistema, compromettendo la stabilità dei terreni, agendo dunque indirettamente sul dissesto idrogeologico. Inoltre il glifosato, sempre in base a quanto riportato da questi studi, inquina le falde acquifere e ha un impatto devastante sulle biodiversità.
Conseguenze sulla salute
Un capitolo a parte meritano le conseguenze sulla salute umana, che ha fatto esplodere il ‘caso glifosato’ all’interno della comunità scientifica. Secondo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca contro il Cancro, questa sostanza potrebbe essere un agente cancerogeno, una tesi appoggiata anche dall’Oms, ma al momento non esistono sufficienti prove scientifiche a dimostrazione di ciò. Alcuni scienziati ritengono che il glifosato agisca nella nostra catena alimentare, soprattutto nei cibi di origine vegetale, provocando danni ingenti alla salute: uno studio pubblicato su The Lancet Oncology, basato su tre anni di ricerche coordinate da 17 esperti in 11 Paesi, ha rivelato una correlazione tra l’esposizione alla sostanza e il linfoma non-Hodgkin, oltre ad un aumento di leucemie infantili e malattie neurodegenerative come il morbo di Parkinson.
Ma già nei decenni passati il glifosato è stato ritenuto responsabile di malattie che interessano il sistema endocrino, in particolare la celiachia. Tuttavia, come abbiamo anticipato, una parte della comunità scientifica è scettica su questi studi allarmistici, arrivando persino a definire innocuo l’erbicida, come l’EFSA, Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, secondo cui ‘è improbabile che l’erbicida ponga un rischio di cancerogenicità per l’uomo‘. Tuttavia non va sottovalutato il particolare che alcuni di questi studi europei scettici, su cui si basa il parere dell’EFSA, sarebbero finanziati dalle stesse multinazionali della chimica, il che renderebbe meno credibile la loro opinione positiva sul glifosato.
Glifosato in Argentina
L’attenzione del mondo ambientalista sul glifosato lo si deve soprattutto al reportage El Costo Humano , realizzato nel 2014 dal fotografo Pablo Ernesto Piovano, che documenta il dramma in Argentina delle conseguenze legate al pesticida della Monsanto.
La scelta del governo argentino di ricorrere all’uso del glifosato risale al 1996, strettamente connesso alla coltivazione e alla commercializzazione massiccia di soia transgenica: il particolare non è secondario, visto che l’uso del diserbante si è enormemente moltiplicato in concomitanza con l’aumento di coltivazioni OGM quali soia, mais e colza, rese resistenti al glifosato. Con il suo lavoro Piovano ha documentato l’uso distruttivo del glifosato sul suolo, affiancato da numeri shock: soltanto nel 2012 sono stati spruzzati 370 milioni di litri di pesticidi tossici su 21 milioni di ettari di terreno, dalle conseguenze assolutamente nefaste sul territorio e sulla popolazione.
Test sul cibo in Italia
Ad aprile 2016 sono stati resi noti i risultati della presenza del glifosato nel cibo commercializzato in Italia attraverso il test Salvagente effettuato su 50 prodotti circa: tracce del discusso erbicida sono state riscontrate su farine, biscotti, pasta, fette biscottate e corn flakes, in quantità minime ed ampiamente inferiori ai limiti di legge. Secondo Mario Piccialuti, direttore di Aidepi, l’associazione di Confindustria delle industrie del dolce e della pasta italiane, ‘le quantità rilevate sono così minime che non sarebbe possibile superare i limiti di sicurezza stabiliti dalle autorità sanitarie neppure mangiando 200 chilogrammi di cibo al giorno. Evitiamo allarmi ingiustificati che rischiano di disorientare tutti, non solo i consumatori, ma anche chi produce alimenti‘. I test dimostrano in ogni caso che la contaminazione è diffusa, come rivelano anche i risultati di analisi analoghe effettuate sulle birre tedesche ed austriache, e seppur la quantità di glifosato rintracciata è residuale, aziende ed istituti di profilassi non sembrano essere sufficientemente attrezzate per i necessari controlli preventivi. Rivela ancora il test Salvagente che ad esempio ‘nessuna Regione italiana analizza la presenza di glifosato e del suo metabolita Ampa nelle acque potabili, nonostante le raccomandazioni comunitarie‘, con la sola eccezione della Lombardia, che effettua il monitoraggio solo sulle acque profonde e non su quelle di rubinetto.
L’Europa che fa?
L’Europa, che già sul fronte ambientale ha approvato decisioni controverse, marcia divisa sul rinnovo della convenzione per l’uso del glifosato nei campi: per il momento solo Italia, Francia e Olanda si sono espressi per il no al rinnovo, altri Paesi come la Germania hanno dichiarato l’astensione in caso di voto, la decisione definitiva arriverà probabilmente durante il prossimo Comitato Europeo in programma il 18 e 19 maggio 2016. I Verdi denunciano come il vero problema sia il parere lacunoso e poco trasparente dell’EFSA, in cui ‘tre dei loro studi vengono mantenuti segreti‘ solo per favorire, a loro rinnovo, il passaggio del rinnovo. Sotto la lente di ingrandimento degli ambientalisti finiscono in particolare i possibili emendamenti che potrebbero fare leva sulle sostanze aggiunte e non sul principio attivo del glifosato, alcune delle quali sarebbero certamente tossiche, denunciano i Verdi. Il modo più subdolo e surrettizio per far passare l’uso dell’erbicida per i prossimi 15 anni, con tutti i rischi certificati o anche solo paventati da attivisti e buona parte del mondo scientifico.
Rispetto alla risoluzione non vincolante dell’Europarlamento, gli ambientalisti si dichiarano delusi, ma ‘abbiamo comunque ottenuto la richiesta che il discusso erbicida non sia più impiegato in prossimità di parchi pubblici e scuole‘, dichiara Michele Rivasi, vicepresidente del gruppo politico dei Verdi all’Assemblea di Strasburgo, che con socialisti e radicali sono coloro che maggiormente si battono per il divieto assoluto, mentre l’Efsa ha invece definito improbabile il rischio cancerogeno del glifosato, considerato un ‘perturbatore endocrino‘. Un’opinione con cui si fanno scudo gli agricoltori che vorrebbero il rinnovo dell’autorizzazione a 15 anni, paventando di essere danneggiati a favore della concorrenza extra-Ue in caso contrario. Il compromesso votato al Parlamento potrebbe consentire alcuni Paesi in Commissione di ritirare il loro voto negativo e far passare l’estensione a 7 anni, che come ha sottolineato il presidente della Commissione ambiente Giovanni La Via, limita l’erbicida ad un uso ‘esclusivamente professionale e non lobbistico e sotto lo stretto controllo di professionisti esperti‘. Una vittoria sulle lobby che sarebbe davvero epocale: ma prima di cantar vittoria bisognerà aspettare maggio 2016.
Nanopress