Spesso chi si fa paladino della libertà, la intende a senso unico, e così essa diventa – è questo il senso che alcuni le danno – preziosa solo quando in questione ci sono i propri interessi o i propri punti di vista.
Lo spunto per questa riflessione lo ricaviamo da quanto è accaduto in una scuola di Roma. Una insegnante elementare di ruolo ha vinto una borsa di studio e se n’è andata. Fin qui nulla di male, il provveditorato l’ha sostituita seguendo e rispettando l’ordine della graduatoria ed è così che il posto è stato occupato da un’insegnante precaria, Annalisa Falasco, padovana, da otto anni nella scuola pubblica.
Tempo tre giorni e subito si materializza la minaccia del ricorso al Tar da parte di una madre che ne coinvolge anche qualche altra nella protesta contro la nuova insegnante, che ha un solo torto: è una suora.
Dopo tre giorni, quando la preside ha chiesto ai venti alunni se volevano cambiare maestra, questi si sono messi ad applaudire la “maestra Annalisa”, come si fa chiamare la suora. Ma che cosa ha fatto di tanto grave la suora da attirarsi il malcontento di una parte dei genitori?
Niente, non ha fatto assolutamente nulla, perché non è il suo comportamento che ha suscitato la protesta, non è qualche parola fuori posto o qualche suo atteggiamento irrispettoso.
No, lo abbiamo detto, il suo solo ed unico torto è di essere una suora e a qualche madre, a una in particolare, non sta bene che una suora possa essere maestra in una scuola elementare pubblica.
La madre in questione non è una donna qualsiasi, è Patrizia Angiari, 36 anni, una delle ex impiegate di Alitalia che non volevano il rilancio della nostra compagnia di bandiera perché comportava la perdita di privilegi per gran parte del personale in termini di orario e di organizzazione del lavoro. Attualmente è una delle cassintegrate a vita.
Ebbene, proprio colei che difendeva il suo posto di lavoro, con o senza privilegi, ora invita la suora a trovarsene un altro.
Ecco le sue parole di condanna: “La nostra è una scuola pubblica, una scuola statale, perciò se serve faremo ricorso al Tar. Qui non è in discussione la persona, la suora sarà pure bravissima, ma io contesto l’istituzione che rappresenta. Cioè la Chiesa. Voglio vedere cosa dirà la maestra a mio figlio quando Valerio le chiederà com’è nato l’universo. Sono atea e credo che la scuola pubblica debba essere quantomeno laica. O no?”.
Noi pensavamo che nella scuola pubblica ci fosse libertà d’insegnamento, ma evidentemente la libertà d’insegnamento è tale solo quando il maestro o la maestra dicono le cose che vogliamo noi. Come coerenza non c’è male.
Dalla suora, malgrado la contestazione, è venuta una lezione di sobrietà: sa di essere una suora ma è consapevole d’insegnare in una scuola pubblica e quindi sa di non dover “oltrepassare i limiti”, ossia che deve rispettare le opinioni di tutti e in modo particolare la sensibilità di ognuno; ma sa anche che la cultura non è appannaggio di qualcuno. Fin dal primo giorno non ha indossato il crocifisso (“lo porto nel cuore”). Comunque, di fronte all’invito della signora Angiari, sindacalista pro domo sua, è rimasta in silenzio.
Eppure l’ex impiegata di Alitalia, pronta a scendere in piazza per il suo posto di lavoro (giustamente), non ha trovato di meglio che dire: “La suora precaria potrebbe cristianamente lasciare il suo posto ai tanti professori senza lavoro”.
Chissà cosa direbbe la signora Angiari se qualcuno le farebbe notare che lei laicamente potrebbe rinunciare alla sua cassa integrazione per darla a chi il lavoro non ce l’aveva e non ce l’ha.
La dirigente scolastica, da laica, ha reagito nel migliore dei modi, dando prova di essere un esempio di equilibrio. Ecco le sue parole, che qualunque persona di buon senso potrebbe e dovrebbe sottoscrivere: “Per me questa è solo demagogia, razzismo laico. Alle mamme ho detto: “Allora cambiate scuola, perché io non cambierò classe ai vostri figli, la suora è arrivata da appena tre giorni, fatela lavorare. Anch’io mi sento laica e sarei la prima ad avviare un procedimento disciplinare nei confronti di un insegnante che contravvenisse ai suoi doveri. La maestra Annalisa, per farvi un esempio, sta preparando per Natale un lavoro sulla pace nel mondo. La maestra di matematica, invece, che è laicissima, ha portato in classe una poesia su Gesù… Non è colpa mia se da anni, per legge, anche i religiosi, cattolici, ebrei e musulmani, possono accedere ai concorsi pubblici della scuola. Tra l’altro mi chiedo perché la signora Angiari non disse nulla quando l’insegnante che c’era prima impartiva ai bambini dei corsi di benessere yoga: li faceva sdraiare in cerchio, disegnava dei mandala e recitavano insieme dei mantra… Tempi cupi. Pensate che mesi fa nominammo per gioco dei bambini-ministri per allenarli a rappresentare i bisogni dei compagni di classe. Portavano al braccio delle fascette gialle da capitano. Ebbene: alcuni professori protestarono, sostenendo che in questo modo avevamo creato dei bambini-kapò… Ecco in che mondo viviamo”.
È vero.
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