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22 November 2024
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Minivocabolario

Terremoto

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Minivocabolario di Paolo Tebaldi

Successione di movimenti sismici sprigionatisi dal profondo dello strato più basso della Terra che interessa una zona più o meno estesa del territorio, distruggendo interi paesi e uccidendo numerose persone.
Il tema è venuto d’attualità dal sisma che si è abbattuto nell’Italia Centrale (Lazio, Marche, Umbria) nella notte tra martedì e mercoledì 24 agosto, mietendo oltre duecentocinquanta vittime (ma il bilancio è purtroppo provvisorio), radendo completamente al suolo i piccoli centri di Amatrice e Accumoli in provincia di Rieti e Arquata del Tronto ad Ascoli Piceno e lasciando senza casa migliaia di abitanti. L’intervento della protezione civile, dell’esercito, dei mezzi di pronto soccorso è stato repentino ma non ha potuto evitare danni ingenti alla natura, alle case, al patrimonio architettonico e artistico, disagi incalcolabili e sofferenze laceranti alle popolazioni.
Il tragico evento ha risollevato, alimentando polemiche mai sopite, il problema dello studio e della prevenzione dei terremoti. Possono essere pronosticati per tempo e le città, le abitazioni sono difese da sistemi antisismici? E qui purtoppo si registra la lunga mano egoistica e affaristica dell’uomo che antepone i criteri del guadagno ai sistemi di protezione della vita umana e di difesa dell’ambiente e dell’habitat.
Disboscamento, cementazione, costruzioni ai margini dei fiumi, sui pendii scoscesi di colli e monti, hanno trasformato l’Italia, il «Giardino d’Europa», in una landa invivibile e sottoposta continuamente alla furia degli elementi.
I numeri dell’esplosione tellurica in Italia forniscono un bilancio agghiacciante: il nostro Paese, per la sua posizione geodinamica. detiene il triste primato di essere il più soggetto in Europa a questi fenomeni: nel secondo Millennio nel Mediterraneo su 1300 sismi ben 300 hanno interessato la Penisola. Ricordiamo brevemente le cifre e i dati più notevoli:
Verona, gennaio 1117, 30.000 vittime;
Catania, 4 febbraio 1169, 20.000 seppelliti sotto le macerie;
Carinzia e Friuli, 25 gennaio 1348, 10.000 morti
Molise e Sanno, 5 dicembre 1456, 30.000 morti;
Nicastro (oggi Lamezia Terme), 27 marto 1638, oltre 10.000 morti;
Val Noto (Sicilia orientale), 11gennaio 1693: 60.000 morti;
Irpinia e Basilicata, 8 settembre 1694, 6.000 morti;
Reggio Calabria e Messina, 5 febbraio 1783, 50.000 senza vita;
Montemurro, Basilicata, 16 dicembre 1857, 12.000 vittime;
Messina e Reggio Calabria, 28 dicembre 1908, 100.000 deceduti;
Avezzano, Abruzzo, 13 gennaio 1915, 33.519 decessi;
Valle del Belice, Sicilia, 14 gennaio 1968, oltre 300 morti;
Friuli, 6 maggio 1976, 990 vittime,
L’Aquila, 6 aprile 2009, 309 morti.
Sugli ultimi eventi, in Friuli nel 1976, in Sicilia nel 1968, a l’Aquila nel 2009 e sul dramma attuale abbiamo assistito ad una straordinaria opera di solidarietà e di altruismo, da parte degli emigrati, in particolare quelli residenti in Svizzera, con l’invio, nelle zone colpite da movimenti tellurgici devastanti, di aiuti e di volontari. A dimostrazione che i sacrifici, il dolore, la nostalgia, la sofferenza di chi ha dovuto lasciare i propri paesi d’origine per cercare lavoro all’estero, hanno cementato forti sentimenti di fraternità, di partecipazione umana, di generosità.
Sono stati scritti interi trattati sul fenomeno dell’esodo di massa di centinaia di migliaia di persone per uscire dalla miseria e dalla disoccupazione, sulle cause, le conseguenze, l’indifferenza, il distacco delle classi dirigenti (De Gasperi: “imparate le lingue ed emigrate”), ma pochi saggisti hanno evidenziato i risvolti positivi, le qualità, i caratteri, il coraggio di uomini e donne costretti ad un “esilio” forzato.

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