Il Consiglio federale lancia una carta per la parità salariale fra uomo e donna nel settore pubblico. L’attuazione della parità varrebbe anche per le imprese con mandati pubblici
Stesso salario per lo stesso lavoro svolto egualmente da un uomo o una donna è un obiettivo che da decenni accende dibattiti politici. In un confronto europeo la Svizzera non fa bella figura nella parità salariale e la scorsa settimana il tema è tornato d’attualità. Il Consiglio federale punta a dare maggior responsabilità alle imprese sulla parità salariale, con il settore pubblico che deve impegnarsi di più e fungere da modello. “Il settore pubblico riveste una grande importanza per l’economia del Paese con i suoi 300.000 posti di lavoro”, ha sottolineato il ministro dell’interno Alain Berset, che per perseguire l’obiettivo (i risultati degli ultimi anni sono stati mediocri) ha lanciato una carta, giuridicamente non vincolante, che invita cantoni e comuni a intensificare il loro impegno a pagare salari uguali nel settore pubblico. Secondo l’Ufficio federale di statistica (UFS) le donne continuano a guadagnare di meno, malgrado da oltre 30 anni il diritto alla parità salariale figuri nella Costituzione federale e nella legge per l’uguaglianza. Le donne nel settore pubblico hanno guadagnato in media il 17% in meno degli uomini, mentre nell’economia privata si raggiunge il 21%, con il picco più alto nel settore delle finanze con circa il 33%.
Alla “Carta” hanno aderito, oltre alla Confederazione, 10 cantoni (Zurigo è tra i firmatari) e 15 comuni. Il documento deve essere “un segnale per i datori di lavoro pubblici e privati” a conseguire il più grande impatto per attuare la parità nel loro campo di influenza. Concretamente, la parità salariale deve essere verificata regolarmente sia dentro l’amministrazione federale, sia nelle imprese private che ricevono mandati o sussidi pubblici. Nella lotta contro la discriminazione salariale il Consiglio federale vuole richiamare ai suoi doveri anche le imprese private con più di 50 impiegati. Con una revisione della legge sull’uguaglianza, Berset vuole impegnare le imprese ad analizzare i loro salari ogni quattro anni. Non sono previsti però controlli statali sui salari o sanzioni. I firmatari potranno consultare, per informazioni e strumenti necessari a raggiungere l’obiettivo, la piattaforma (www.piattaforma-parità-salariale.ch) allestita dall’Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo (UFU).
Sarà comunque difficile per il governo persuadere l’economia privata. La proposta di Berset è criticata dai rappresentanti dell’economia che ritengono eccessive le analisi sui salari, mentre per le organizzazioni dei lavorati le misure del governo non sono abbastanza incisive.
G.S.