Didier Burkhalter a New York vuole rafforzare il pilastro dei diritti umani all’ONU
La lotta contro la pena di morte e il rafforzamento del pilastro dei diritti umani (DU) in seno alle Nazioni Unite sono stati i temi prioritari discussi mercoledì scorso a New York dal capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), che partecipa alla 71ma Assemblea generale dell’ONU.
All’inizio dell’estate, la Svizzera ha lanciato “l’Appello del 13 giugno” affinché i diritti umani siano al centro della prevenzione dei conflitti. Questa iniziativa parte dal principio che il deterioramento della situazione dei diritti umani in una regione o un paese è spesso un segno precursore di un futuro conflitto, una guerra civile. Per questo motivo, la Svizzera ha chiesto al Consiglio di sicurezza di prendere maggiormente in considerazione i lavori del Consiglio dei diritti umani e di promuovere una migliore collaborazione tra questi due organi dell’ONU. Il Consiglio dei diritti umani ha festeggiato quest’estate a Ginevra i dieci anni della sua istituzione.
L’appello è stato accolto pienamente, visto che circa 70 Paesi l’hanno già firmato. A New York il consigliere federale ha insistito soprattutto sulla necessità di essere più attenti alla violazione dei diritti umani, ma ha sottolineato che è altrettanto importante sviluppare le capacità di reazione dell’ONU quando un problema viene constatato. “Anche se le operazioni di pace dell’ONU sono relativamente ben dotate, bisogna rafforzare l’Alto commissariato per i diritti umani e accordargli più mezzi” ha dichiarato Didier Burkhalter.
Ed è proprio l’Alto commissariato per i diritti umani che ha pubblicato oggi un opuscolo intitolato “Death Penalty and the Victims”. Questo lavoro, che pone l’accento sulle vittime dirette o indirette della pena di morte, di cui si parla troppo raramente (famiglie dei condannati, personale penitenziario ecc.), ha permesso di lanciare la discussione sul tema durante una riunione cui hanno partecipato numerosi ministri degli esteri e che è stata aperta dal segretario generale Ban Ki-moon.
La discussione, durante la quale si sono espressi, tra gli altri, un ex condannato a morte e una guardia carceraria, ha permesso ai partecipanti di convincersi che la pena di morte non risolve niente; al contrario, “aggiunge vittime alle vittime, violenza alla violenza, sofferenza alla sofferenza”, come affermato da Didier Burkhalter nel suo intervento. “L’Assemblea generale delle Nazioni Unite si pronuncerà quest’anno sulla risoluzione che chiede una moratoria sulla pena capitale. Ci impegniamo affinché questi dibattiti, questi studi e queste pubblicazioni convincano sempre più Stati ad aderirvi”, ha precisato il capo del DFAE.
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