Dopo oltre mezzo secolo di storia, l’associazionismo dei calabresi in Svizzera comincia a denunciare qualche stanchezza, nonostante la ripresa dell’emigrazione italiana all’estero e la mancata soluzione di vecchi problemi di emarginazione. Migliaia d’immigrati sbarcano in Sicilia e in Calabria ogni giorno, mentre giovani laureati e giovani poco scolarizzati scappano dall’Italia per foraggiare l’economia internazionale, depauperando le potenzialità del Belpaese che non riesce ad attirare talenti dall’estero.
Abbiamo appreso con rammarico le dimissioni dell’Associazione dei Calabresi di Thun che esce in dicembre dalla FACiS – Federazione delle Associazioni Calabresi in Svizzera. Decisione quest’ultima notificata al Presidente FACiS, dopo varie vicissitudini, di assenteismo e incomprensioni sorte dal mese di giugno 2016 ad oggi.
Dopo lunghi anni di militanza e di responsabilità condivise nella comunità dei calabresi in Svizzera la decisione degli amici di Thun mutila di fatto oltre mezzo secolo di storia dell’associazionismo italiano in Svizzera, creando deleterie lacerazioni che potevano essere evitate per molte ragioni.
Dopo la seconda guerra mondiale, i calabresi in Svizzera sono stati accolti con molte diffidenze e il grande esodo dalla Regione Calabria è stato massiccio al punto che oggi questi immigrati rappresentano la più cospicua comunità italiana ospitata dalla Confederazione. Una comunità quella dei calabresi con poca istruzione, che ha sofferto e soffre le maggiori difficoltà d’inserimento e di naturalizzazione, ma che ha saputo onorare con abnegazione e laborioso lavoro un grande contributo umano, sociale ed economico.
I figli degli immigrati calabresi di terza generazione sono considerati tutt’oggi ospiti lavoratori, mentre si tratta di “Cittadini Svizzeri di fatto”, nati, cresciuti, educati e scolarizzati con i loro coetanei indigeni. Giovani emarginati, privati di ogni identità e che vivono confusi nell’anonimato di un popolo la cui maggioranza al potere predica tendenze umanitarie, mentre gruppi di nazionalisti perfezionano virtuosismi negrieri e ostentano negritudine per violare valori umani e civili a favore di valori finanziari.
Le destre nazionaliste svizzere continuano a escogitare difficoltà ostruzionistiche per continuare a perpetuare all’infinito l’immobilismo socio-economico e culturale dei discendenti degli emigranti calabresi in Svizzera.
Come ben sappiamo la Calabria continua a essere il fanalino di coda dell’economia europea e si barcamena con una classe dirigente che in passato è stata inetta e famelica e che in secoli di storia non ha saputo creare stimoli di riscatto, costringendo il proprio popolo a emigrare per trovare altrove condizioni dignitose di vita e di lavoro. La fame e l’indigenza in Calabria ha partorito malavitosi insediati nel cuore delle istituzioni che dissanguano l’economia della Regione, esportando perfino in Svizzera pericolose frange di malviventi appartenenti alla ‘ndrangheta.
In tanto ardire, il buon senso comune imporrebbe coesione nell’associazionismo dei calabresi nella Confederazione, per aiutarsi a vicenda e tenere alti identità e valori della comunità in Svizzera. Il disfattismo non costruisce socialità e ottimi stimoli per la condotta, ma umilia i sentimenti d’appartenenza alla terra d’origine o di adozione pur sapendo che i calabresi in Svizzera vivono con dignità e lavorano sodo, nel rispetto delle regole democratiche che il Paese impone e coesi nella differenza per un futuro migliore.
Prof. Gaetano Tozzo, Vice Presidente FACiS