Il Consiglio federale aumenterà i permessi di soggiorno per i lavoratori di paesi extra europei. Una risposta alle necessità dell’economia che reclama una penuria di manodopera qualificata
In Svizzera c’è urgente bisogno di ricercatori in diversi campi, come il farmaceutico o in quello dell’informatica. Nelle ultime settimane e negli ultimi mesi alcuni cantoni e diversi settori dell’economia avevano chiesto alla Confederazione di aumentare i contingenti per i lavoratori da Paesi terzi – ad esempio gli Stati Uniti – al livello del 2014. Questi contingenti erano stati ridotti, come primo effetto, subito dopo l’accettazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa il 9 febbraio 2014. Nel 2015 e nel 2016il Governo aveva abbassato i contingenti da 8.500 a 6.500, spiegando “che un aumento avrebbe evitato di considerare il potenziale della manodopera indigena”. La misura di allora ha avuto l’effetto che a metà settembre 2016 i contingenti erano quasi esauriti. Fino a fine 2016 erano rimasti a disposizione 621 permessi, pochi per soddisfare le esigenze.
Il Consiglio federale ha reagito alle richieste e dal 2017 il numero salirà a 7.500, quindi 1.000 specialisti altamente qualificati in più che potranno essere reclutati per il mondo del lavoro svizzero. Per i permessi di dimora B, il limite è stato fissato a 3.000, mentre i permessi di breve durata L saranno 4.500. “È un aumento moderato”, secondo il ministro dell’economia Johann Schneider-Ammann. La misura copre da una parte i bisogni dell’economia e dall’altra ha rispettato le richieste di cantoni e partner sociali. Inoltre ha rispettato il nuovo articolo sull’immigrazione, nonché i dibattiti in Parlamento sull’attuazione dell’iniziativa sull’immigrazione di massa.
L’aumento va però stretto all’economia e ad alcuni cantoni, in particolare a quelli con un elevato tasso di produzione industriale, come Basilea-Città o Ginevra. La decisione è positiva, ma contenuta, poiché non rispecchia quanto chiesto al Governo: i cantoni volevano un ritorno alla quota di 8.500, sostenuti anche da Schneider-Ammann. La delusione dei cantoni è percepibile, nonostante la misura sia vista come un passo nella direzione giusta. Per il direttore dell’economia del canton Ginevra, Pierre Maudet è “una mezza misura” che risolve i problemi del cantone solo in parte. Maudet critica aspramente il governo per “non avere accettato un aumento già nel 2016” e ha difficoltà a interpretare il messaggio politico del Governo. La risposta viene dall’Unione democratica di centro (UDC), che aveva lanciato l’iniziativa e si batte per una limitazione dell’immigrazione. Il presidente Albert Rösti è soddisfatto della misura governativa: “Abbiamo sempre detto che i contingenti vanno fissati in funzione dei bisogni dell’economia”. Se mancano specialisti è giusto che il Governo reagisca e l’UDC lo sostiene, ma Rösti si aspetta che ora si fissino anche i contingenti per i lavoratori europei.
La discussione sull’immigrazione in atto al Parlamento resta aperta. Molte le questioni ancora da risolvere su come attuare l’iniziativa. L’Unione europea (Ue) inizia però a volerci vedere chiaro. Entro la fine del mese si terrà una riunione straordinaria del comitato misto dei 28, che regola il funzionamento sulla libera circolazione. Il tema sarà l’iniziativa. I dubbi di Bruxelles sul progetto di attuazione: la discriminazione delle persone per la loro nazionalità e l’attuazione delle correttive, di quasi esclusiva competenza svizzera.
G.S.