Alle elezioni 2015 delle Camere federali i partiti di destra conquistarono la maggioranza alla Camera bassa. Un anno dopo, l’eccessiva impronta borghese risulta ridimensionata
L’Unione democratica di centro (UDC) e il Partito liberale radicale (PLR) sono usciti vincitori dalle elezioni federali del 18 ottobre 2015, conquistando insieme 101 seggi al Consiglio nazionale, che significano maggioranza. I giorni seguenti si parlò intensamente di una spallata della destra borghese agli equilibri del Nazionale, mettendo in ansia la sinistra, che temeva lo “spostamento a destra”. Un anno dopo il bilancio è piuttosto scarso. Certo i partiti borghesi hanno trovato accordi sui temi economici, finanziari e di politica agricola, ma sono rimasti distanti anni luci sui dossier centrali, come le relazioni tra la Svizzera e l’Unione europea (Ue) e l’immigrazione.
Il politologo dell’Università di Berna Adrian Vatter, in un’intervista alla Radiotelevisione svizzera (RSI) ha fatto un bilancio della situazione:” Non c’è stato un chiaro spostamento a destra”. UDC e PLR ora si muovono con più sicurezza nelle commissioni e cercano maggioranze, “questo è sufficiente per vincere spesso anche in Parlamento”, ha aggiunto. In Parlamento la maggioranza borghese c’è sempre stata, solo che in questa 50° legislatura è chiaro che la Svizzera è diventata più conservativa nell’ultimo anno. Ad esempio è sparito dall’agenda politica il congedo di paternità e per le imprese quotate in borsa non si desiderano più le quote rosa. Invece temi come la riforma delle imposizioni delle imprese o la strategia energetica uscite dalla Camere con impronte di destra. Un altro tema simbolo è la riforma Previdenza vecchiaia 2020, che è passata con la linea del centrodestra. Uno spostamento a destra a prima vista appare chiaro. La maggioranza di UDC e PLR non è però dominante. Le Camere federali hanno gli stessi poteri e agli Stati le due frazioni parlamentari non hanno la maggioranza. “Entrambi i partiti possono fare un primo passo, lanciare un segnale, ma poi il Consiglio degli Stati spesso corregge il tiro”, ha spiegato Vatter.
L’UDC continua a scegliere spesso la via solitaria. L’isolamento non paga sempre, perché il PLR è l’ago della bilancia. “I liberali-radicali si alleano anche con il PPD, che spesso si è spostato a destra su alcuni temi”, è un’altra chiave di lettura di Vatter. Dunque è cambiato il comportamento dei partiti. I nuovi presidenti di PLR, Petra Gössi e PPD, Gerhard Pfister, assumono spesso posizioni più di destra rispetto ai loro predecessori, soprattutto su temi socioculturali. C’è una compattezza nei partiti, che di oggetto in oggetto definiscono l’importanza strategica per l’immagine del partito. Il valore di ogni voto si rivela così importantissimo e ciò comporta maggioranze strette. Molti parlamentari sono disciplinati al voto dai propri gruppi parlamentari, anche con l’obiettivo di posizionarsi di fronte ai propri elettori che nei rimanenti tre anni saranno chiamati alle urne su oggetti di rilevanza politica. Una politica che a lungo termine non giova e dunque sarà opportuno considerare gli interessi degli elettori svizzeri che hanno eletto i rappresentanti parlamentari per divere esigenze culturali e interessi regionali da difendere.
G.S.
foto: EDA