Sul referendum ho registrato opinioni le più varie. Un argomento che prevale fra i sostenitori del Sì sarebbe che la riforma della Costituzione, varata dal Parlamento, è il primo cambiamento che si fa dopo decenni di tentativi e promesse. Si dice, votiamo Sì perché c’è “finalmente” qualcosa di nuovo. Questo non è assolutamente vero.
La legge elettorale nel 1994 (Mattarellum) avviò una sostanziale e di fatto modifica costituzionale. I fautori presentarono il nuovo sistema elettorale come la panacea di tutti i mali che avrebbe interrotto la proliferazione dei governi, assicurato la stabilità e l’alternanza. Un sistema ingessato, quindi, sarebbe andato, dopo la caduta del muro di Berlino. verso la normalizzazione agganciandosi alle democrazie più evolute. Sappiamo come è andata a finire.
Dal ’94 si sono succeduti più governi e quella legislatura si esaurì dopo due anni. Non è andata meglio con il “Porcellum” anzi tutto è naufragato nella instabilità e nella girandola degli esecutivi.
La riforma formale della costituzione attraverso la legge elettorale (indicazione attraverso la scheda del presidente del consiglio, un premio di maggioranza smisurato ecc.) ha prodotto un mostro. È un mostro fu prodotto dalla riforma della Costituzione del 2001, auspice le sinistre (i “genitori” di Renzi e compagni), in vigore fino ad oggi. Nel 2005 fu varata una riforma che prevedeva il superamento del bicameralismo perfetto, la riduzione dei parlamentari ma fu respinta dal corpo elettorale nel referendum. Non è vero quindi che non ci siano state “novità”. Quando si dice che dopo tanti anni di mancate riforme costituzionali oggi si fa qualcosa non è giusto. È vero che le commissioni parlamentari costituite “ad hoc” sono saltate ma riforme ci sono state.
Ma i cambiamenti non presuppongono il meglio e le modiche hanno prodotte il peggio. La legge oggi sottoposta a referendum chiude definitamente gli spazi della politica e assottiglia la democrazia. Ma tutti i malanni del nostro sistema non possono essere guarite attraverso scorciatoie. Il dato è politico. Riguarda i processi di partecipazione che vanno rafforzati.
Il cambiamento vero e positivo si assicura attraverso un recupero culturale dove una Nazione si ritrovi con la forza del suo passato e nella volontà di andare avanti senza iattanza. Altrimenti la stabilità è solo desiderio. Se non c’è volontà politica e coscienza non si va da nessuna parte. Per questo ci battiamo per il No perché la Politica non scompaia!
Mario Tassone
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