Un’analisi salariale interna a intervalli di quattro anni, verificata da un ufficio di revisione esterno chiamato a far rapporto alla direzione aziendale: è quanto ha deciso il Consiglio federale per le imprese con almeno 50 impiegati
A trentacinque anni dall’iscrizione della parità salariale nella Costituzione federale, questo principio non è ancora stato tradotto nella realtà. Infatti persiste un’inspiegabile disparità salariale tra i sessi. Le misure volontarie, quali ad esempio il progetto “Dialogo sulla parità salariale”, non hanno avuto gli effetti sperati, questo è quanto comunica l’Ufficio federale di giustizia. Ed è per questo che, nel novembre del 2015, il Consiglio federale ha posto in consultazione una modifica della legge sulla parità tra i sessi (LPar), proponendo di imporre ai datori di lavoro con almeno 50 impiegati di procedere a un’analisi salariale da sottoporre poi alla verifica di un ufficio esterno. In alternativa è stato prospettato l’obbligo di segnalare a un ente statale i datori di lavoro inadempienti e a inserirli in un elenco accessibile al pubblico. L’esito della consultazione ha mostrato che circa la metà degli interpellati è a favore di misure statali, mentre l’altra metà respinge l’obbligo di un’analisi salariale per le imprese.
Responsabilità dei datori di lavoro
Secondo l’Ufficio federale di polizia, il Consiglio federale considera la parità salariale un obiettivo importante sul percorso verso la parità tra i sessi. Già nell’ottobre del 2014 aveva appurato la necessità di un intervento legislativo in materia. Mantiene pertanto la proposta di imporre un’analisi salariale quadriennale alle imprese con almeno 50 impiegati. A differenza di quanto previsto nell’avamprogetto posto in consultazione, s’intende incaricare della verifica soltanto gli uffici di revisione, rinunciando alla soluzione con gli organismi di autodisciplina. Il Consiglio federale ha tuttavia incaricato il Dipartimento federale dell’interno e il Dipartimento federale di giustizia e polizia di valutare l’opportunità d’introdurre un sistema di certificazione.
Infine il Consiglio federale auspica che i datori di lavoro informino i propri collaboratori dei risultati della verifica e della portata di un’eventuale discriminazione salariale. L’obbligo d’informare incoraggia le imprese a correggere eventuali incoerenze salariali. Il Consiglio federale rinuncia tuttavia all’obbligo di segnalazione, visto che la maggioranza degli interpellati l’ha respinto. Rispetto all’avamprogetto posto in consultazione, i nuovi parametri per la modifica della legge sulla parità tra i sessi puntano completamente sulla responsabilità individuale dei datori di lavoro. Il Consiglio federale è convinto che la normativa prevista, snella e senza controlli statali, incentivi le imprese a verificare i propri sistemi salariali, innescando quindi una dinamica positiva nel realizzare la parità salariale.