Negli ultimi giorni di campagna prima del voto sul referendum costituzionale, il linguaggio non cambia e la polemica continua a tenere banco a scapito dei contenuti sulla riforma costituzionale
I leader dei due maggiori partiti, Renzi del Pd e Grillo del M5s, continuano ad attaccarsi reciprocamente con toni molto accessi, nonostante l’invito da molte parti di moderare i toni. Grillo dichiara di volere “salire al Colle e chiedere al Presidente della Repubblica di andare alle elezioni” dovesse vincere il No. Renzi non insiste sul nodo della legge sulla riforma (l’abolizione del bicameralismo) e resta prigioniero del proprio destino politico, dopo averlo annodato con il quesito. Il significato del referendum ha preso così un’altra via da quando è stato indetto: sarà un voto pro o contro Renzi, un voto di fiducia sul suo governo.
Il premier smentisce e comunque i referendum di solito non obbligano alle dimissioni. Nel caso di questo referendum sarebbe opportuno se Renzi continuasse a occuparsi dei problemi del Paese, iniziando dalla riforma della legge elettorale vigente, l’Italicum, che riguarda un sistema monocamerale. Renzi ammonisce, qualora vincesse il No, che “c’è il rischio del governo tecnico” e anche quello del caos politico. Uno scenario che preoccupa il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che raccomanda a Renzi “le questioni urgenti da condurre a buon fine”. Il presidente del Consiglio probabilmente non si dimetterà, ma una sconfitta renderà difficile il suo lavoro a Palazzo Chigi, lo indebolirà nei confronti delle opposizioni che insisteranno per farlo cadere.
Entrata in vigore o bocciatura definitiva della riforma costituzionale; il dopo referendum scuoterà senza dubbio la politica italiana. Gli aventi diritto non decideranno solamente sul cambiamento della Costituzione, ma anche su una nuova direzione politica interna e sulla stabilità dell’Italia. Una sconfitta di Renzi aprirebbe una crisi politica e poi un’economica, che potrebbe avere ripercussioni sui rapporti con l’Unione europea e negli scenari più inimmaginabili appare lo spettro di un’Italexit, in quest’atmosfera anti-europeista che alleggia soprattutto tra le opposizioni.
Renzi vuole il superamento del bicameralismo paritario, ridurre il numero dei senatori e cambiare le funzioni del Senato, modificare i compiti delle Regioni e l’elezione del Capo dello Stato, solamente non è riuscito a spiegarlo agli italiani. Molti hanno scelto di votare No perché non vedono nella riforma della Costituzione la soluzione ai problemi che tormentano la società italiana: l’aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile, dei prezzi e l’indebitamento del Paese. Renzi crede alla rimonta e se dovesse vincere zittirebbe gli avversari politici per un bel po’. Se perderà la sfida politica più importante dei suoi due anni di presidenza del Consiglio, spianerà la strada al populismo di Grillo del M5s e Salvini della Lega Nord e all’anti-europeismo.
Gaetano Scopelliti
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