Cronaca di una riunione finita in duello rusticano
Giovedì sera, poco dopo le sette e mezza, al bar della Casa d’Italia va in onda l’Inter, insolitamente vincente sul finire del primo tempo. Un corridoio più in là, va in scena la riunione del Com.It.Es.
Nella sala il silenzio è religioso e Luciano Alban presiede una seduta tranquilla, tutto sembra marciare verso l’ordinaria amministrazione.
Dopo approvazioni di routine, la presentazione di Claudia Curci, nuova dirigente del polo scolastico, e l’intervento del console Giulio Alaimo su Casa d’Italia di Zurigo e di Lucerna, la parola passa a Nicola Colatrella che si sofferma sulla possibile vendita della Casa d’Italia di Lucerna, per il momento scongiurata.
Salta agli occhi che l’argomento tocca Colatrella e l’altro membro di Lucerna, Ippazio Calabrese, molto da vicino, umanamente e affettivamente, non sono solo i rappresentanti politici a parlare, ma una comunità ferita da una scelta scellerata dello Stato. La Casa d’Italia di Lucerna è stata in tutti questi anni punto di incontro e di aggregazione importantissimo della Svizzera centrale. Si legge nelle loro parole la determinazione di chi è pronto a tutto pur di salvarla. La possibilità di riuscita non è però scontata: la vendita della Casa d’Italia di Lucerna non è stata evitata, ma “congelata”. Forse solo rimandata.
Chiuso il capitolo Lucerna, supposto punto cruciale dell’incontro, tutto lascia presagire allo scemare d’interesse e al rischio di sonnolenza.
Mai previsione fu più sbagliata: invece della noia, una ventata di bollicine sembra entrare in sala, tutti appaiono più frizzanti, anche le pareti della sala sembrano animarsi. Il quinto punto dell’ordine del giorno sarà inaspettatamente il pezzo forte della serata: nomina dei delegati del Com.It.Es. per l’Assemblea CASLI 2017-2019.
Prende la parola il vicepresidente, Paolo Da Costa, e arriva subito al punto: designato fra i delegati Com.It.Es. non potrà esserci nessuno dei suoi membri. Chiede a Gerardo Petta se sia d’accordo. Questi risponde che non ha alcuna intenzione di far parte dei delegati Com.It.Es., che rispetterà lo statuto.
Non finisce qua: Costa riporta la notizia che Petta è stato da poco eletto rappresentante insegnanti nella prossima Assemblea CASLI. L’incompatibilità è per Da Costa evidente: non può fare neanche quello.
Petta risponde che essere eletto democraticamente dai suoi colleghi è cosa diversa dall’essere nominato delegato Com.It.Es., senza dimenticare che le figlie frequentano i corsi e potrebbe partecipare all’Assemblea in quanto genitore.
Dovrebbe essere chiusa lì, ma ancora non basta; alcuni, che prima languivano ai loro posti, sembrano ora baciati da un principe e risvegliati da un lungo sonno, si parlano addosso e si protendono verso Gerardo Petta, dicendo tutti suppergiù la stessa cosa: c’è incompatibilità fra i due ruoli, membro Com.It.Es. e rappresentante insegnanti in seno all’Assemblea CASLI; non lo permette lo Statuto; il controllato non può essere il controllore.
Manca solo che si pretenda da Petta che smetta di essere insegnante e genitore se vuole rimanere nel Com.It.Es.
Si fatica a seguire tutti, a capire, è un susseguirsi e sovrapporsi di voci, tutte nella direzione di Petta. Non gli lasciano il tempo di rispondere, lo incalzano senza requie. Gerardo Petta sembra un novello San Sebastiano, legato a un albero e colpito da mille opinioni saettanti.
I toni e gli animi si accendano sempre di più. All’improvviso risuona da un capo della sala: “Interpretazioni dei grandi scrittori scienziati di merda”.
A gridarlo è Paolo Da Costa. Un fulmine seguito da un solo secondo di gelido silenzio. Giusto il tempo che Gerardo Petta si alzi, gli si avvicini e lo affronti a muso duro. A evitare lo scontro fisico, a cui Petta mira, è Ippazio Calabrese, che si frappone tra i due.
Attimi concitati, finiti i quali, Petta riprende posto e i membri Com.It.Es condannano la reazione. Petta non si scusa: “Di fronte alle provocazioni e alle offese reagisco”.
Da Costa afferma che la frase non fosse rivolta a Petta. Gli viene chiesto a chi si riferisse. A nessuno in sala, era un’esclamazione e basta, risponde. Rosanna Chirichella, seduta accanto a Da Costa, rivela di aver subito un atteggiamento minaccioso da parte di Petta pochi giorni prima. Lo scoop sembra far tornare il buonumore a Petta che ridendo e mimando ribatte: “Ma io volevo solo abbracciarti!”
Luciano Alban riporta ordine, i toni si placano. Finisce con un nulla di fatto: nessuna posizione verrà presa in seno al Com.It.Es. sull’incompatibilità di Petta, saranno i fori competenti a farlo se chiamati in causa.
Torna il sereno, la quiete e tanta voglia di concludere. Ma prima di passare agli altri punti dell’ordine del giorno, Gerardo Petta dichiara in tutta serenità che, se costretto, non avrà problemi a dimettersi dal Com.It.Es. e dare precedenza all’assemblea CASLI. La decisione è sorprendente, dal Com.It.Es. a semplice rappresentante insegnanti il passo indietro è notevole.
Alcuni tengono a precisare che nessuno di loro pretende che Petta si dimetta.
Chiusa la seduta, nessuno ha fretta di tornare a casa. Il bar è ancora aperto. La partita è finita molto prima della riunione. Tempesta anche per l’Inter, che ha preso tre gol e ha perso. Ma questo non fa più notizia.
Antonio Ravi Monica
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