Sul territorio svizzero sono presenti circa 2 milioni di armi da fuoco, di cui 1,7
milioni armi d’ordinanza. Troppe, e troppo pericolose, secondo i promotori
dell’iniziativa popolare «Per la protezione dalla violenza perpetrata con le armi»
Sappiamo tutti che ogni cittadino svizzero “abile” a fare il servizio militare, quando ha terminato le sue esercitazioni si prende il suo fucile e se lo porta a casa.
Quando ne ha voglia, tra un richiamo e l’altro, può andare a sparare nei club di tiro o nei campi. Le munizioni si comprano a cifre ridicole e sono di buona qualità. Questa usanza potrebbe però presto scomparire. Prossimamente, infatti, i cittadini elvetici si dovranno pronunciare sull’iniziativa popolare “Per la protezione dalla violenza perpetrata con le armi”, dove si chiede, tra l’altro di bandire proprio l’arma di ordinanza.
Alla luce delle tragedie avvenute negli ultimi anni – numerosi omicidi e suicidi sono stati commessi con l’arma di ordinanza – i promotori del referendum propongono una modifica costituzionale per istituire un registro centralizzato, bandire l’arma di ordinanza e limitare il più possibile l’uso e la diffusione di tutte le armi da fuoco. L’iniziativa è stata lanciata dal Partito socialista, dai Verdi, dal Gruppo per una Svizzera senza esercito e da diverse organizzazioni femminili e per la prevenzione dei suicidi.
Essa non incontra però il favore del Governo, che proprio la settimana scorsa, sulla base di un rapporto presentato alla fine del 2008 all’ex consigliere federale Samule Schmid, allora capo del Dipartimento della Difesa, ha deciso di non rinunciare alla custodia nel domicilio dell’arma di servizio. Tuttavia, ha dato ordine al Ministero della difesa di sottoporre a verifica diverse possibilità di ottimizzazione.
Il dipartimento di Ueli Maurer dovrà anche pensare a come migliorare gli strumenti di indagine per determinare il potenziale di violenza dei giovani sottoposti all’obbligo di leva. Nessuna arma dovrà essere rilasciata a persone a rischio. I quadri superiori dell’esercito potrebbero inoltre essere obbligati a segnalare persone che denotano un potenziale di violenza o un’inclinazione al suicidio. In base ad un test o un interrogatorio si dovrà poi decidere se ritirare l’arma ai soggetti instabili.
I militari dovranno comunque garantire l’adempimento dei rimanenti obblighi militari quali il tiro obbligatorio e l’entrata in servizio con l’equipaggiamento completo. Tuttavia, le misure decise dal Governo non soddisfano i promotori del referendum. Ricordiamo che l’arma di ordinanza ha suscitato un vespaio di polemiche anche tra gli italiani in Svizzera, in particolare dopo la morte di Francesca, la 16enne apprendista parrucchiera di origine italiana, che poco più di un anno fa, mentre aspettava l’autobus a Zurigo in compagnia di un coetaneo, fu uccisa da uno squilibrato proprio con un fucile d’assalto.
Dopo quel tragico episodio, ci fu una grande mobilitazione popolare, che ha visto anche la partecipazione di molti italiani, che si sono decisamente attivati nella raccolta delle firme per la suddetta iniziativa popolare.
Bruno Palamara