L’alleanza PLR-Sinistra ha fatto passare la legge d’applicazione dell’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”. Voto contrario dell’UDC che ha protestato al Nazionale, il PPD si è astenuto
Dopo quasi tre anni di dibattiti, polemiche e infinite divergenze, il Parlamento ha adottato venerdì 16 dicembre la relativa legge d’applicazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa (IIM), accettata dal popolo svizzero il 9 febbraio 2014. Il testo chiedeva che la Svizzera potesse gestire l’immigrazione con tetti massimi e contingenti annuali. Una richiesta che avrebbe violato la libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’Ue e che per essere applicata alla lettera avrebbe richiesto la denuncia dell’accordo bilaterale più importante e connesso ad altri sei accordi. Per risolvere il dilemma, sono stati proposti diversi modelli, dall’applicazione di una clausola di salvaguardia in caso di forte immigrazione a livello cantonale e non unilaterale (bottom up), al modello della “preferenza indigena light”. Alla fine si tratta sostanzialmente di una regolamentazione sulla disoccupazione, di una preferenza dei disoccupati indigeni. Una legge che porta la firma del deputato PLR Philipp Müller. Il “modello Müller” contribuisce a migliorare le opportunità lavorative per i disoccupati indigeni. I datori di lavoro dovranno annunciare i posti vacanti agli uffici di collocamento e convocare candidati, il cui profilo corrisponda ai posti di lavoro.
Le imprese non dovranno motivare le mancate assunzioni. Il modello sarà incentrato in particolare in gruppi o settori professionali colpiti da un tasso di disoccupazione superiore alla media. Se le misure dovessero essere inefficaci, il Governo dovrà presentare ulteriori provvedimenti.
La legge ha poco a che vedere con quanto chiedeva l’iniziativa UDC, ma è una soluzione protesa a preservare la libera circolazione delle persone con l’Ue. Al Nazionale l’approvazione è giunta con 98 sì, 67 no e 33 astensioni. Agli Stati si sono registrati 24 voti favorevoli, 5 contrari e 13 astensioni. Il risultato della votazione finale è stato un successo su tutta la linea dell’alleanza tra radicali liberali e socialisti. L’UDC, promotrice dell’iniziativa, ha criticato fino all’ultimo la soluzione elaborata dal Parlamento e non ha usato mezzi termini. Il capogruppo UDC Adrian Amstutz ha parlato di “giornata nera per il Paese, violazione costituzionale senza precedenti, tradimento della patria e capitolazione davanti all’Ue”. Amstutz non ha attaccato solo PLR, PS, Verdi, Verdi Liberali e PDB, ma anche il PPD, che si è astenuto: “Con la sua ipocrita astensione ha permesso l’approvazione. È un disprezzo della democrazia”. Poi ha chiesto al Governo di applicare in via d’ordinanza il nuovo articolo costituzionale entro i termini previsti, ossia entro il 9 febbraio 2017. Il presidente del PPD Gerhard Pfister ha difeso la decisione, spiegando che “la legge approvata non limiterà l’immigrazione” e che il PPD aveva chiesto “un’applicazione più vicina all’articolo costituzionale per gestire l’immigrazione”.
La chiusura del dossier non significa comunque che i giochi sono fatti. Resta un’incongruenza tra l’articolo costituzionale 121a introdotto dall’IIM e il testo passato in Parlamento. La legge è insoddisfacente e appare più come una soluzione di soccorso che definitiva. Il Governo, dopo le sue proposte, ha lasciato il dossier in mano al Parlamento che in fretta e furia ha preparato una legge che non si sa, se sortirà gli effetti sperati di ridurre l’immigrazione. Nel 2017 il popolo sarà chiamato di nuovo a esprimersi sull’iniziativa RASA che chiede l’abrogazione dell’articolo e sulla quale il Consiglio federale si è pronunciato in favore di un controprogetto. Inoltre l’Associazione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI) ha annunciato di volere lanciare un’iniziativa per disdire la libera circolazione delle persone, presa in considerazione anche dall’UDC, che aveva rinunciato già prima del voto all’idea di lanciare il referendum contro la normativa.
Le prime due immediate conseguenze del voto parlamentare sono state la ratifica da parte del Consiglio federale dell’accordo con la Croazia sulla libera circolazione delle persone (ALC), che consente ai ricercatori elvetici di partecipare a pieno titolo al programma di ricerca Horizon 2020 dal 2017. Positive anche le prime reazioni da Bruxelles e soddisfazione per la legge che salva il voto del 9 febbraio e la libera circolazione. Il portavoce della Commissione dell’Ue, Margaritis Schinas ha detto: “A prima vista la legge ci sembra andare veramente nella giusta direzione, ma bisogna vedere come sarà applicata”. La maggiore soddisfazione è che non ci siano più restrizioni quantitative, in altre parole i contingenti che chiedeva la prima bozza della legge. L’ottimismo resta cauto e ora l’interesse dell’Ue si sposta sull’attuazione pratica della legge.
Gaetano Scopelliti
foto: Ansa