In carcere con l’accusa di aver spiato politici e autorità dello Stato
Sono finiti dietro le sbarre Giulio Occhionero, ingegnere nucleare, e sua sorella Francesca Maria, con l’accusa di spionaggio informatico ai danni delle autorità dello Stato Italiano.
L’arresto, avvenuto lunedì 9 a Roma, è stato portato a termine dalla Polizia Postale.
L’accusa è di accesso abusivo ai sistemi informatici, con l’ausilio di programmi malware, al fine di procurare notizie concernenti la sicurezza dello Stato e di intercettazione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche. La Polizia Postale stima che sarebbero stati violati 1.936 domini di enti e aziende, tra cui Poste Italiane, Alitalia, Trenitalia, Agenzia delle Entrate. Oltre a queste, una lunga lista di banche, tali da far presumere l’intenzione dei due fratelli di carpire notizie riservate dell’alta finanza da utilizzare per operazioni speculative.
Altri dati sensibili sarebbero stati illecitamente sottratti ad alcuni esponenti istituzionali: dall’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi al Presidente della BCE Mario Draghi. È stato scoperto che anche i parlamentari Denis Verdini e Stefano Fassina, l’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi, il presidente della commissione Difesa ed altri funzionari avrebbero subito tentativi di hackeraggio.
Altre persone dunque sarebbero state coinvolte in questa operazione di cyberspionaggio che proseguiva indisturbata già da oltre cinque anni. Giulio Occhionero aveva infatti assoldato il poliziotto Maurizio Mazzella, incaricato di spiare il pubblico ministero Eugenio Albamonte, ed il vicebrigadiere dei carabinieri Maurizio Mencarelli, il cui compito era quello di monitorare l’evoluzione delle indagini. Mencarelli è stato denunciato per accesso abusivo all’archivio delle Forze dell’Ordine. Sono scattate dunque le indagini.
Il silenzio sulle indagini è durato ben tre mesi, da quando, il 5 ottobre scorso, gli investigatori dell’unità speciale Cnaipic hanno perquisito la casa e l’ufficio dell’ingegnere Occhionero.
È emerso che i due fratelli utilizzavano una estesa rete di computer per la diffusione di un malware, chiamato Eye Pyramid, che gli permetteva di acquisire numerosi dati sensibili, che venivano poi nascosti su impianti informatici statunitensi. Solo grazie alla collaborazione con i colleghi della Cyber Division dell’F.B.I. la Polizia Postale potrà accertare esattamente quali dati ancora siano stati illecitamente sottratti.
Resta però da chiarire se i fratelli Occhionero lavoravano in proprio o per conto terzi. Giocavano a fare le spie oppure erano complici di un gioco molto più grande? Intanto che proseguono le indagini su questa “spy story”, l’enigma rimane irrisolto.
Danio Migliore
foto: Ansa