Un’aula gremita di gente ha acolto il leader del movimento politico Italia dei Valori Antonio Di Pietro, in visita a Zurigo lo scorso venerdì 15 gennaio, accompagnato dall’On. Antonio Razzi. Il salone della Casa d’Italia di Zurigo non è riuscito a contenere la folta schiera di gente accorsa da ogni parte della Svizzera per partecipare alla serata dibattito organizzata dall’On. Antonio Razzi.
Prima dell’incontro con la collettività, Di Pietro si è concesso ai numerosi rappresentanti dei media, italiani e svizzeri (l’incontro è stato trasmesso nelle edizioni principali dei TG), rispondendo a domande sui temi di grandissima attualità. Tra questi non poteva non essere trattato il condono fiscale, per il quale Di Pietro ha avuto durissime parole descrivendolo una “iniquità”, una “furbata che premia i disonesti e mortifica gli onesti”. La ragione dell’incontro del leader dell’IdV a Zurigo l’ha definita lui stesso ai giornalisti: “Noi dell’IdV stiamo cercando di costruire nel nostro Paese una coalizione omogenea sulla base di un programma credibile, per ora e per dopo, in alternativa al governo Berlusconi, e per quanto riguarda i cittadini italiani all’estero, il nostro impegno è di non lasciarli soli nei loro diritti fondamentali, a partire dal diritto principe di poter partecipare alle elezioni, al diritto di saper mantenere un cordone ombelicale col nostro Paese attraverso la conoscenza e l’approfondimento della lingua e della cultura italiana. In quest’ottica sono venuto a ribadire una particolare attenzione nei confronti dei cittadini all’estero, sia che siano in Svizzera, sia che siano altrove. Questa è la ragione per cui sono qui”. L’On. Di Pietro ha altresì avuto modo di illustrare alcune proposte che con l’IdV vuole presentare in Parlamento, tra cui quella denominata del <<20-20-20>> per una maggiore equità fiscale nel nostro Paese: “Non la solita legge ad personam” ha detto l’ex magistrato “ma il 20% in meno di tassazione sui redditi bassi; per fare fronte alla diminuzione di questi introiti, l’aumento del 20% sulla tassazione delle rendite finanziarie (esclusi i titoli di stato); infine l’aumento progressivo del 20% degli stipendi e delle pensioni delle fasce sociali più basse per riportarle a livello della media europea”. Tra tutti gli argomenti preannunciati sul programma della serata, oltre a quelli riguardanti la lingua e la cultura italiana all’estero, la ristrutturazione delle reti consolari e la finanziaria 2010, la truffa della Pensionkasse è stato senza dubbio quello più sentito e che ha coinvolto maggiormente gli astanti. Molte persone truffate erano presenti all’incontro e indossavano dei foulard blu come simbolo di quelli che hanno “la passione di essere derubati della Pensionkasse”, così ha ironizzato nel suo intervento Marco Tommasini, presidente del Comitato per la difesa dei cittadini truffati. Il dibattito, subito dopo gli interventi dei due onorevoli, è stato molto animato. Tra i molti interventi si è distinto in particolare quello di un appartenente al comitato il quale, senza mezzi termini, ha accusato il Partito Democratico di disinteresse nei loro confronti e nei confronti del caso: “Purtroppo il PD non ci ha aiutato perché sono amici dell’INCA-CGIL, per questo ora ci affidiamo a lei, perché il PD non ha fatto proprio niente per noi”. L’On. Di Pietro, messo al corrente dall’On. Razzi, era già a conoscenza dei fatti e durante il suo intervento ha avanzato una proposta secondo la quale lo Stato italiano, attraverso l’INPS, potrebbe esercitare il diritto di surroga, cioè “prendere il credito che avanza e dare da subito a voi ciò che vi spetta. Non dimenticate che l’INPS in Italia è attualmente in avanzo economico di 11 miliardi di euro dati dalle tasse che pagano i lavoratori e i datori di lavoro, tasse che pagate pure voi”. Con la franchezza che lo contraddistingue, ha però anche sottolineato che la giustizia deve fare il suo corso e che “essendo un problema giudiziario, nessun politico sarà in grado di risolverlo: io, Antonio Razzi e tanti altri possiamo impegnarci nell’obbligo di fare, ma il risultato non riusciamo ad assicurarlo. Sarebbe una presa in giro se io me ne andassi di qua illudendovi di risolvere il problema”.
Eveline Bentivegna
1 commento
Come potete notare , neanche lo sceriffo d´italia al secolo Antonio Di Pietro é riuscito a dare una risposta al caso Giacchetta, non solo, ma l´ex PM a fatto delle proposte fantascentifiche, perché dico questo, SIGNORI proviamo a ragionare un attimo; L´INPS non puó dare un qualcosa che non gli compete, se il mitico PM volesse realmente interessarsi al caso, proverebbe a fare pressione sulla cgil o se non addirittura sui suoi colleghi del pd. Che la gente si sia rivolta all´IDV é da capire, in un momento di disperazione si cercano tutti gli appigli possibili ed immagginabili, ma credete realmente che il mastodontico molisano litighi con il prezioso alleato? vedremo “ai posteri l´ardua sentenza” Proviamo a guardare la vicenda da un lato positivo, ammesso che ce ne sia uno, supponiamo che a gestire queste pratiche fosse stato il consolato, bene oggi si potrebbe chiedere allo stato il risarcimento, morale della favola, la gestione di pratiche cosí complesse avrebbero dovuto avere un organismo di controllo, una sorta di revisore, in quel caso lo stato stesso poteva intervenire, a proposito proviamo a chiederci se esiste un revisore nell´inca cgil, in quel caso ci sarebbero molte possibilitá di appello.