“Nessun muro separerà due popoli amici”
Un muro sì, ma senza mattoni. Un muro per protestare contro la decisione di costruire un vero muro divisorio tra Messico e USA, il muro tanto invocato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Questo muro di protesta è stato “costruito” da 1.500 persone che a Ciudad Juarez – al confine con la texana El Paso – ma anche a Tijuana – vicino a San Diego, California – tenendosi per mano hanno formato una lunghissima catena umana.
Gli organizzatori hanno detto che un muro umano amichevole inteso a unire le due città è migliore di uno di acciaio o di mattoni per dividerle. L’ex candidato presidenziale messicano Cuauhtemoc Cardenas ha commentato: ”Abbiamo, come si sta dimostrando qui, molti amici anche sull’altra sponda del fiume, sull’altra sponda dove loro vogliono costruire questo muro che mai separerà due popoli amici”. La protesta, avvenuta lo scorso 18 febbraio, si rivolgeva anche contro le politiche migratorie della nuova amministrazione americana. “Basta con i muri, basta con i rimpatri forzati”, hanno intonato a Tijuana gli attivisti, immigrati rimandati a casa che hanno preso parte alla protesta. In maniera ironica, alcuni manifestanti hanno anche voluto ringraziare Trump “per aver unito l’America Latina” grazie ai suoi propositi.
Altri non mostrano preoccupazione per il futuro perché visto il momento “critico” delle relazioni con gli Stati Uniti, ha affermato la senatrice Rosa Maria Beristain, il Messico deve cominciare a rafforzare le proprie relazioni con altri Paesi e cessare di dipendere economicamente dal vicino settentrionale. Ma quella non Tijuana non è stata la prima protesta in questi termini, infatti è stata preceduta da quella a Ciudad Juarez: una catena umana di un chilometro circa di lunghezza, lungo il Rio Grande, a formarla bambini e adolescenti con in mano fiori e nastri bianchi, attivisti, autorità locali, parlamentari, con rose bianche in segno di pace, tutti in fila davanti al confine. In un discorso il senatore Armando Ríos Piter, uno degli organizzatori della manifestazione ha affermato che “tenendoci per mano daremo prova di quella unità nazionale che non distingue tra le persone”, ha affermato il senatore. “Vogliamo urlare ai quattro venti che il Messico è più di un muro”. “Siamo la stessa cosa e siamo una sola cosa” ha invece detto il sindaco di El Paso, Oscar Leeser, che ha parlato delle due città descrivendole come “una sola” anche lui presente alla protesta. Allo stesso modo il sindaco di Ciudad Juárez, Armando Cabada, ha sottolineato come il messaggio inviato dalla catena umana sia chiaro. “La regione di frontiera è più unita che mai”, ha detto.
Ma Trump è fermo nelle sue decisioni, tanto che seguono nuove azioni. Le proteste contro il bando degli arrivi dai sette paesi a maggioranza musulmana non lo toccano e anzi difende fortemente le sue azioni e critica la decisione della Corte d’appello di sospenderlo. La ”sicurezza è un diritto civile, e ci batteremo per rendere l’America di nuovo sicura” dice Trump e inneggiando alla sicurezza del Paese rilancia con annunciando nuove misure che arriveranno a giorni. Il bando-bis allo studio sarà più preciso per evitare nuovi intoppi e problemi giudiziari. La misura, secondo indiscrezioni, riguarda i sette paesi del precedente decreto, ma assicura che non ci siano blocchi per chi è in viaggio verso gli Usa quando il decreto entrerà in vigore e dovrebbe escludere dalla stretta i possessori della carta verde.
Non è ancora chiaro se il provvedimento include anche il bando indefinito ai rifugiati siriani. La nuova idea, invece riguarda la volontà di costruire una ‘safe zone’ in Siria per ospitare la popolazione fino a che il caso nelle loro città non sarà risolto, il tutto a spese dei paesi del Golfo, ai quali i soldi non mancano.
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foto: Ansa