Mi chiamo Salvatore Dugo e come tanti di noi emigrato (ricongiunzione famigliare) in Svizzera nel lontano 1975. Tra pochi mesi compirò 61 anni. Da allora milito nelle ACLI.
Anche se non iscritto al PCI l’ho sempre votato, tranne la prima volta, a 18 anni appena compiuti, con gli amici votammo il Sindaco uscente socialista del mio paese d’origine in Sicilia. Quanti viaggi molti di noi hanno fatto, magari da Zurigo a Catania, per andare a votare! Per le mie idee mi chiamavano “cattocomunista”, oggi, però, democratico.
Ho seguito in prima persona il percorso d’avvicinamento del PCI all’Europa fino alla costituzione del Partito Democratico di cui sono stato, fino a oggi, fiero sostenitore. Ho sempre considerato le diversità di provenienza politica (comunista, socialista, cattolico progressista) una ricchezza, cosi come la “mescolanza” tra italiani (anche doppi-cittadini) con svizzeri e altre nazionalità. Vi confesso che ho vissuto gli ultimi due anni di militante del PD in sofferenza perché vedevo “l’ala sinistra del Partito” non “accettare” di essere diventata oggi minoritaria. Ho sempre apprezzato la voglia di stare “insieme” (che è sarà la nostra forza) per costruire l’Italia del futuro.
A dire il vero non ho mai condiviso le dimissioni di Cuperlo da Presidente del Partito e di Speranza da Presidente (o si dice coordinatore) dei Deputati al Parlamento: per poi accusare Renzi (che ha anche le sue responsabilità) di essere “l’uomo solo” alla guida del Partito!
In questi ultimi giorni sto molto soffrendo nel leggere e sentire alcuni compagni dirigenti della sinistra del Partito che pensano di lasciare e parlano apertamente, con troppo leggerezza, di scissione, di abbandono! In base alla mia non più corta esperienza politica e umana affermo che ci vuole poco a distruggere ma molta fatica a costruire. Purtroppo, la storia insegna che la sinistra si è tante volte per svariati motivi (non futili ma neanche cosi importanti) divisa: scissioni a ripetizione. Parla tanto di unità dei lavoratori e poi non si riesce a fare un unico sindacato (troppe persone legate alla poltrona); afferma sempre che l’unione fa la forza e si divide invece di unire: proprio una bella coerenza!
Cari amici e compagni, se vogliamo bene al nostro Paese d’origine, quell’Italia non più idealizzata ma concreta, non lasciamola alla Destra populista di Salvini e Berlusconi o agli screanzati di Cinquestelle, di cui bisogna avere paura per il loro concetto di Democrazia. L’unione si costruisce sui valori comuni: solidarietà, giustizia sociale, libertà personali, partecipazione; poi, si possono anche avere opinioni diverse come arrivarci. Naturalmente, chiamandoci Partito Democratico la guida spetta a chi riesce con le proprie proposte a fare più breccia tra gli iscritti al Congresso e alle Primarie (anche di coalizione) per governare il Bel Paese, nel rispetto reciproco. Consiglierei ai nostri dirigenti nazionali di parlarsi direttamente anziché con le interviste!
Ho votato Renzi perché credevo e credo che bisogna ringiovanire la nostra classe dirigente. Renzi da Segretario e Bersani da ex e tutti: dirigenti, iscritti e simpatizzanti dobbiamo convincerci che esiste prima il Partito democratico e poi le aspirazioni personali e di gruppo. Lunga vita al Partito Democratico!
Salvatore Dugo
(del Circolo PD di Uster)