Quantità, cifra, novero, gruppo, elenco, schiera. «Ciascuno degli enti astratti che traggono il fondamento dal principio di unità e di pluralità, ordinati secondo il criterio della successione con i quali è possibile indicare la quantità di elementi costituenti un insieme, la collocazione di ciascun elemento in una serie ordinata o in un sistema, esprimere un valore o una valutazione e determinare il rapporto fra grandezze della stessa specie. Tale ente, considerato reale, accessibile alla ragione, ma non ai sensi, fu definito come principio o elemento costitutivo dell’esistente, secondo l’interpretazione cosmologica dei pitagorici, limite fra la pluralità illimitata e l’unità assoluta secondo la concezione metafisica delle dottrine platoniche (Grande Dizionario della Lingua Italiana di Salvatore Battaglia, UTET)». Sembra che i primi ad usare i numeri siano stati gli abitanti dell’Estremo Oriente e i popoli delle grandi città preelleniche, nelle valli del Nilo gli egiziani e gli assiro-babilonesi stanziati in Mesopotamia. Gli serviva per contare i prodotti tessili, vasi, bestiame, terreni. Ma furono i greci a dare una sistemazione scientifica alla matematica. Materia ostica che ha fatto passare a generazioni di studenti ore agitate sui banchi dalle elementari ai licei.
I numeri servono, nei regimi democratici, a quantificare i consensi che raccolgono i partiti nelle consultazioni elettorali. Sono essi, espressione della volontà dei cittadini, a sentenziare chi andrà al governo e chi all’opposizione. Nelle nazioni dove questa competizione non esiste e la dialettica e il confronto dei pareri e dei programmi sono sconosciuti, i calcoli per sapere chi salirà al potere sono molto sbrigativi e si vota per un solo candidato, il capo indiscusso, il despota, il tiranno. L’Italia, che ha vissuto la tragica esperienza del ventennio di Mussolini, dovrebbe essere vaccinata da certe derive antidemocratiche. Ma bisogna comunque guardarsi da certe forme di fascismo strisciante che senza abolire i fondamentali diritti di espressione e di partecipazione, tuttavia potrebbero ridurre il dissenso e l’organizzazione della critica. Il berlusconismo, con la forza di una immensa concentrazione economica e di strumenti di propaganda e di manipolazione delle masse, ci dovrebbe mettere in guardia dai populismi e dalla demogagia.
I numeri sono essenziali nelle ricerche degli istituti demoscopici che si preoccupano di conoscere e quindi di orientare le scelte della gente. Gli strateghi delle statistiche sensazionali mettono in mostra vizi privati e pubbliche virtù ed espongono ai quattro venti tendenze, predisposizioni, comportamenti. Con l’ausilio di indici, grafici, tabelle si scopre se siamo conservatori o pregressisti, vegetariani o antropofagi, multietnici o razzisti, monogami e fedeli o fedifraghi; se copuliamo due volte alla settimana o dopo il consumo di venti pacchetti di sigarette.
Il sistema decimale è anche tristemente impiegato nell’ordinamento scolastico per promuovere o bocciare. Così, anche per mezzo punto in meno lo scolaro rischia di ripetere l’anno. Come succede nell’ordinata Svizzera dove è rigorosamente d’obbligo ottenere in pagella il 4 e mezzo.
L’espressione “dare i numeri” vien usata quando si perde il senno, si dà in escandescenze o si reagisce in modo irrazionale contro il sistema costituito. Dice un antico proverbio che «La matematica non è un’opinione» se è vero che due più due fa quattro. Tuttavia dipende dall’atteggiamento psicologico della persona, se è ottimita o pessimista, se crede più nei sogni che nella realtà, se all’aridità dei numeri preferisce l’astrattezza della fantasia.
Con la parola “numero” si intende anche ciascuna esibizione in uno spettacolo (varietà, circo, rassegna canora) che prevede l’avvincendarsi di artisti diversi o di svariate forme d’intrattenimento scenico.
Prossimo articolo
Ti potrebbe interessare anche...
- Commenti
- Commenti su facebook