Azioni di bullismo verso compagni e amici con atti violenti che venivano fotografati e messi in rete. Preso di mira un 15enne che sarebbe stato violentato
Allarmismo e informazione sembrano non bastare a combattere il fenomeno del bullismo che sembra prendere sempre più il sopravvento. Negli ultimi giorni la cronaca nera ha portato alla luce un caso sconcertante che ha visto coinvolti un gruppo di ragazzi dai 13 ai 16 anni che erano diventati il terrore di tutta una cittadina.
Il luogo dove i ragazzi si muovevano con le loro azioni violente è Vigevano e le loro attenzioni erano concentrate su un coetaneo di 15 anni che era diventata la vittima preferita. Il ragazzo, compagno di scuola di uno della gang, ha dovuto subire sei mesi di umiliazioni, prese in giro, atti di violenza mentali e fisici che hanno portato perfino a episodi estremi.
Violenza e abuso
Una volta il giovane è stato appeso a testa in giù nudo da un ponticello su un canale dove la vittima era stato attirato con una trappola. Subito dopo il ragazzo è stato violentato con una pigna, fotografato e filmato mentre veniva sodomizzato.
Un altro episodio grave che avrebbe subito il ragazzo dalla giovane gang è quando è stato costretto a bere una grande quantità di alcolici minacciandolo di averlo “ammazzato di botte” se non lo avesse fatto.
Una volta ubriaco i baby-bulli hanno approfittato della situazione per ridurlo ad uno stato di schiavitù fisica e mentale, hanno poi fatto circolare video e foto su Whatsapp, Twitter e Instagram che lo ritraevano trascinato con una grossa catena al collo e al torace come se fosse un cane tenuto al guinzaglio.
Come sono stati scoperti i bulli
La povera vittima, per timore e vergogna, non ha mai detto nulla, ma per fortuna i baby bully sono stati scoperti perché alcune delle loro foto che ritraevano le violenze sul ragazzo sono finite nelle mani dei carabinieri della compagnia di Vigevano. Alcuni ragazzi a scuola avevano anche mostrato le foto ad alcuni insegnanti. Il capitano dei carabinieri, Rocco Papaleo, si è reso subito conto di trovarsi di fronte a una gravissima vicenda di bullismo e ha subito fatto partire le indagini. Non c’è voluto molto ad identificare la vittima che è stata interrogata dai magistrati del tribunale dei minori di Milano alla presenza di genitori e psicologo, riuscendo così ad identificare i bulli della baby gang anche grazie la testimonianza di altri studenti e l’acquisizione di altre fotografie e filmati.
Arresto dei baby bulli
I quattro bulli (ce ne sarebbe un quinto, ma ha 13 anni e quindi non è punibile) sono stati prelevati nelle loro abitazioni lo scorso 10 marzo e, dopo le perquisizioni, sono stati trasferiti al carcere minorile Beccaria di Milano. Su di loro gravano pesantissime accuse: concorso in violenza sessuale, riduzione in schiavitù, pornografia minorile, stato di incapacità procurato mediante violenza e violenza privata. I quattro arrestati sono tutti figli di famiglie per bene, commercianti, operai e impiegati e adesso, dopo aver trascorso diversi giorni in carcere, si dicono dispiaciuti per quello che hanno fatto e vogliono chiedere scusa alla vittima e alla famiglia della vittima.
Nel carcere minorile Beccaria di Milano, “dove continuano a riflettere su ciò che hanno fatto e ne prendono coscienza”, racconta Marco Flore, l’avvocato di uno dei bulli, il 14enne. “In particolare il mio assistito e un altro ragazzo 15enne dicono di essere stati trascinati dagli altri due, che erano i capi branco. Hanno partecipato alle sevizie per non sentirsi esclusi”. I quattro minorenni arrestati rischiano una condanna pesante “che però verrebbe probabilmente scontata in affido a una comunità – precisa l’avvocato –. Perché questo è il vero senso della pena, soprattutto per ragazzi così giovani”. Se dovessero sgarrare ancora, o allontanarsi dalla comunità, invece, andrebbero in carcere.