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22 November 2024
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STORIE di Gianni Farina

Pietro Bartolo e Angelo Piu, la storia di uomini che sanno amare

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Da Lampedusa a Strasburgo 

Sembrò che i fulmini di Giove avessero rischiarato il mare nostrum per mostrare ai perversi umani il crimine di cui si erano macchiati.Migliaia di corpi inanimati galleggiavano tra i sobbalzi dell’onda schiumosa, preda dei pescecani per il loro ultimo pranzo.
La carcassa non aveva retto alla violenza della tempesta.
L’ultima sfida al dio degli abissi era stata perduta.
Quel volo da Palermo verso Lampedusa è fisso nei miei ricordi. Pensai fossimo tutti (i cento trenta passeggeri a bordo) al volo finale della nostra vita.
Istanti di terrore, anche osservando il volto stralunato della giovane hostess.
Un improvviso squarcio d’azzurro. L’Airbus volge lo sguardo
all’ingiù verso l’isola in cui atterriamo ringraziando il buon Dio.
Due giorni a Lampedusa per mostrarci l’altra parte del mondo.
Le centinaia di barconi accatastati ove vissero ore di terrore i pochi approdati all’isola della loro Itaca sperando di non trovarla infestata dai proci.
Rimembro il passato mentre leggo l’appello di Angelo Piu a partecipare alla manifestazione in onore di Pietro Bartolo, medico, ginecologo, filantropo e forse tanto altro ancora, come sono quelli come lui, eroi di un mondo a cui donano l’anima per farlo più umano, migliore.
Angelo Piu, naturalmente, non è da meno.
Fa parte di quella fauna sperduta nell’ era glaciale della cattiveria umana. E tuttavia, riappare all’improvviso senza un percome e un perché.
Basta entrare nel tuo ufficio, caro Angelo, e comprendi il perché il buono della terra ancora non ha perduto l’ultima sfida prima che il pianeta, già verde, non scompaia nell’abisso di un buco nero oltre il quale sta il mistero dell’universo.
Divago per scacciare l’emozione di un incontro. L’onore di presenziare al riconoscimento del “ Prix de la Tolérance Marcel Rudloff 2017 a Pietro Bartolo.
Rudloff, l’alsaziano, già sindaco di Strasburgo, il politico cattolico che ha lasciato un buon nome. Tale da permettere agli amici dell’associazione, creata in suo onore, di istituire il premio annuale di cui hanno beneficiato grande personalità, tra le quali, Daniel Barenboim, Cornelio Sommaruga, il Dalai Lama. Pietro è il dottore.
Già: il dottore E il ricordo va ad Albert Schweitzer e al suo lebbrosario a Lambaréné.
Sessata anni e più vissuti nel segno della dedizione a chi nulla ha se non il suo muto e disperato grido di dolore.
Pietro, l’angelo dei migranti, da oltre venticinque anni direttore del dispensario di Lampedusa in cui si accolgono e si curano ogni ora – siamo a trecento mila – i disperati grandi e piccini che approdano alla piccola isola nel mezzo del mediterraneo.
Ci ricevette a Lampedusa il tardo pomeriggio dopo quel volo
nel turbinio degli eventi.
E ogni paura e trepidazione scomparve nella umana sapienza di un pensiero grande.
Ci osservava, il grande Pietro, con quegli occhi indagatori. quasi a dirci non vorrei disturbare. Ci osservava e penso intuisse la nostra sete di sapere, di essere coinvolti nel racconto di una lunga storia che è un atto di accusa per tutto il nostro occidente, immiserito dall’egoismo e dalla perdita della memoria. E quando parlava dei piccoli infanti, orfani inconsapevoli dell’amore materno, il volto si induriva nel segno del disprezzo e del disonore per così vili empietà.
Raccontava ogni fatto come se toccasse a lui portare il pesante fardello dei bisogni per i disperati emigranti senza valigia di cartone. Il cartone, come storia dell’esodo di massa della diaspora italiana.
Il sole, nel frattempo, terminato l’ennesimo viaggio, scomparve oltre l’orizzonte del mare che bagna la vicina terra tunisina.
Ci raccontò, Pietro, l’ultimo aneddoto, la storia a lieto fine di un piccolo e suo padre sbarcati una settimana prima sull’isola di Lampedusa. Di come, il piccolo e il babbo, fossero tristi per aver portato seco l’agnellino, l’unica loro ricchezza, nel frattempo scomparso.. Alcuni giorni dopo, l’agnellino, sottoposto a vista medica, ricomparve sull’ampio piazzale del dispensario. E il bimbo, radioso, corse ad abbracciarlo:
Il vivente e l’umano – concluse Pietro – affratellati nel turbinio del periglioso cammino che li aspetta.
Ne sono, ne siamo tutti commossi.
Osserviamo un quadro appeso alla parete di fronte.
È Pietro, abbracciato dal piccolo nero. Lo sguardo del bimbo è di chi ha trovato suo Padre.
Buona fortuna, Pietro, E che il destino ti aiuti a scalare la vetta di nome umanità

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