A Cleveland la morte è andata in diretta. Il fatto ha destato orrore e clamore, giustamente, perché non si era mai visto un delitto eseguito così a sangue freddo e consumato davanti agli occhi degli spettatori di tutto il mondo. È stato terribile, davvero, ma ha totalizzato uno share, in termini di visualizzazioni, non sottovalutabile. Tutti a vedere e rivedere il video in cui un povero ed ignaro 74enne veniva freddato senza alcun motivo se non perché ottimo soggetto a favore di sceneggiatura arrangiata. E l’assassino, regista improvvisato, ma dalle idee chiare, primo attore convinto, non si è dato pena di sacrificare la vittima a favore del suo momento di spettacolo. In verità non è neanche la prima volta che la morte viene spettacolarizzata così alla portata di tutti tramite i social: ricordiamoci i terroristi che inviano le immagini delle loro stragi, ricordiamoci dei frammenti terribili dei corpi straziati in terra, di uomini e donne e bambini. Poi ci sono le dirette con gli stupri di gruppo o quelle con i suicidi. Il pubblico di internet, ha davvero voglia e bisogno di questa violenza reale e senza censura? Siamo tutti inconsapevoli spettatori di snuff movie (presunti video amatoriali realizzati sotto compenso in cui vengono mostrate torture realmente messe in pratica durante la realizzazione del film culminanti con la morte della vittima)? Viene un po’ da chiedersi se sono più contorti gli autori dei video o tutti noi che li vediamo… E poi, perché vederli? In questo modo non si fa altro che spingere il genere umano (che di ‘umano’ ormai gli rimane ben poco) assetato di questo macabro protagonismo ad osare ancora.
Proprio Facebook, il più popolato social network del mondo, con 1,9 miliardi di utenti, dopo gli eventi di Cleveland si è impegnato a fare di più che rimuovere il video incriminato dopo ben 2 ore, quando ormai le terribili immagini erano rimbalzate da continente a continente. Il social ora si ripropone l’interrogativo su come la compagnia possa controllare una mole gigantesca di contenuti scaricati in ogni parte del mondo.
Facebook ha reso noto che l’assassino ha postato tre video: nel primo ha annunciato che voleva uccidere e nessuno lo ha segnalato, nel secondo – scaricato due minuti dopo – ha mostrato l’esecuzione e nel terzo – diffuso live 11 minuti dopo – confessa l’omicidio. Il video con l’uccisione è stato segnalato dagli utenti solo circa due ore dopo. Da quel momento sono passati 23 minuti per disattivare l’account dell’aggressore. ”Ma sappiamo che dobbiamo fare meglio”, ha ammesso Justin Osofsky, vicepresidente di Fb per le operazioni globali. ”Diamo priorità alle segnalazioni con serie implicazioni di sicurezza per la nostra comunità”, e “stiamo lavorando per rendere questo processo di revisione ancora più veloce”, ha assicurato Osofsky. Tutto questo forse ne impedirà la diffusione di massa ed è già qualcosa, ma come spegnere la fame di spettacolarizzazione dell’orrore che hanno molti degli utenti?
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