Stop all’accanimento terapeutico anche nelle cliniche cattoliche. Resiste il concetto di obiezione di coscienza per i dottori. La parola passa al Senato
Quasi all’indomani dell’ultimo caso di morte in Svizzera per un italiano che aveva deciso di porre fine alle sue sofferenze con la scelta della “morte dolce”, finalmente in Italia si discute sul cosiddetto testamento biologico, ovvero la proposta di legge sulle disposizioni anticipate di trattamento. La Camera ha approvato il testamento biologico con 326 voti a favore, 37 contrari e 4 astenuti e il testo è pronto a passare al Senato. Hanno votato sì Pd, M5S, Democratici e progressisti, Sinistra italiana, Alternativa libera, Psi, Civici e innovatori; per il no si sono espressi Udc, Idea, Fratelli d’Italia, Lega, Alternativa popolare e Forza Italia, che ha lasciato comunque libertà di coscienza, linea, quest’ultima, seguita da Democrazia solidale-Cd e Direzione Italia. Con l’approvazione di un emendamento al ddl, è stata riconosciuta al paziente la facoltà di avvalersi del diritto di abbandonare le cure. Con la votazione, infatti, si è soppresso il sesto comma dell’articolo 1 della legge, che prescriveva come il “rifiuto del trattamento sanitario indicato dal medico o la rinuncia al medesimo, non possono comportare l’abbandono terapeutico. Sono quindi sempre assicurati il coinvolgimento del medico di famiglia e l’erogazione delle cure palliative”. Il nuovo diritto del paziente però dovrà fare i conti con il parere medico obiettore di coscienza che potrà sempre rifiutarsi di disattivare i macchinari che tengono in vita il paziente. Se però il paziente non vuole più le cure ma il medico si rifiuta in base al principio della obiezione di coscienza, un altro medico della stessa struttura dovrà intervenire per far rispettare le disposizioni del paziente. Inoltre il medico può non tener conto delle volontà lasciate da un paziente se le “Dat appaiano manifestamente inappropriate o non corrispondenti alla condizione clinica attuale del paziente ovvero qualora sussistano terapie non prevedibili o non conosciute dal disponente all’atto della sottoscrizione, capaci di assicurare possibilità di miglioramento delle condizioni di vita”. Questo vale anche per le cliniche private cattoliche: le cliniche private, ed in particolare quelle cattoliche, convenzionate con il sistema sanitario nazionale, non potranno chiedere alle Regioni di essere esonerate dall’applicazione delle norme sul biotestamento “non rispondenti alla carta di valori su cui fondano i propri servizi”.
La nota dei deputati cattolici in disaccordo
Grande disapprovazione viene esposta in una nota congiunta firmata dai deputati cattolici Paola Binetti e Rocco Buttiglione (Udc), Raffaele Calabrò (Ap), Benedetto Fucci (Cor), Gianluca Gigli (Des-Cd), Cosimo Latronico (Cor), Domenico Menorello (Civici e Innovatori), Alessandro Pagano (Lega Nord), Antonio Palmieri (fI), Eugenia Roccella (Idea) e Francesco Paolo Sisto (Fi). “La Camera ha approvato il disegno di legge sulle Dat. Noi ci siamo opposti con tutte le nostre forze perché con esso vuole fare entrare nel nostro ordinamento giuridico l’eutanasia e vi entra nel modo più barbaro: la morte per fame e per sete. La battaglia però non è finita. Essa continua al Senato dove i rapporti di forza sono diversi e noi contiamo che i colleghi del Senato la proseguano fino alla vittoria”. “Noi -aggiungono- siamo preoccupati perché domani sarà molto più facile dire a chi è tentato dalla disperazione: perché non ti lasci morire? Noi vorremmo invece che al morente fosse sempre offerta una compagnia ed un sostegno per vivere con pienezza fino alla fine naturale dell’ esistenza. Tutto questo non ha nulla a che vedere con la lotta contro il dolore. La medicina palliativa offre tutti gli strumenti (compresa la sedazione prolungata) per proteggere il paziente dal dolore. Non ha nulla a che fare con il rifiuto dell’accanimento terapeutico e con la decisione di spegnere le macchine che tengono per in vita una persona artificialmente”.
E concludono: “Quello che adesso si vuole legittimare è l’abbandono terapeutico ed il rifiuto di offrire il sostegno minimo della solidarietà umana”.
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foto: Ansa