Ad ogni età corrisponde un diverso fabbisogno di sonno: i consigli per difendere il nostro organismo
Dormire poco, si sa, fa male: non solo rende difficile affrontare con la giusta energia e concentrazione la giornata successiva ma, a lungo andare, può causare importanti scompensi all’intero organismo. Ma quanto è giusto dormire? Non esiste una risposta unica per tutti, perché il fabbisogno giornaliero di sonno può dipendere da elementi soggettivi e variare da individuo ad un altro; quello che è certo è che ci sono delle ore minime di sonno raccomandate per ogni fascia di età, al di sotto delle quali è veramente rischioso scendere per non mettere troppo alla prova il nostro organismo e le sue naturali funzioni legate al ritmo sonno-veglia.
Non dimentichiamo infatti che il sonno, come anche la qualità del sonno, è un importante fattore di salute e gli effetti del poco sonno non si fanno sentire solo sulla singola giornata, ma possono essere più profondi: dormire poco come abitudine aumenta infatti il rischio di obesità, diabete, ipertensione, ictus e malattie cardiache.
Nello specifico, secondo l’Accademia americana della medicina del sonno, per ogni fascia d’età c’è un numero di ore raccomandate, dalle sedici ore dei neonati fino alle 7 per gli adulti: dopo il primo anno di vita, in cui il sonno, con i pisolini diurni inclusi, occupa infatti la gran parte della giornata, si va progressivamente calando.
Nella fascia di età tra uno e due anni bisognerebbe dormire dalle 11 alle 14 ore al giorno, dalle 10 alle 13 ore in età prescolare, tra i 3 e 5 anni, sempre con i sonnellini inclusi. Si scende a 9-12 ore di sonno nella fascia di età compresa tra i 6 e 12 anni, per poi calare ancora durante l’adolescenza, a 8-10 ore tra i 13 e 18 anni.
Una volta adulti, basta dormire 7 ore per notte. Ma a fare la differenza non sono solo le ore dormite ma anche la qualità del sonno: segnali di un sonno poco ristoratore sono il sentirsi stanchi e assonnati anche dopo aver dormito a sufficienza, svegliarsi più volte nella notte, russare o ansimare. Sono gli stessi Centers for diseases control (Cdc) americani a dare dei suggerimenti per migliorare la qualità del sonno, a cominciare dalla regolarità negli orari: è consigliabile infatti andare a dormire e alzarsi sempre alla stessa ora, week end compresi; utile anche usare alcuni accorgimenti per rendere più riposante la camera da letto, come usare colori rilassanti per gli arredi e non tenere nessun apparecchio elettronico, quali tv o smartphone; per dormire bene evitare anche cene pesanti, caffeina, alcool e fumo prima del sonno.
Se nonostante queste buone abitudini la qualità del sonno non dovesse essere tale da garantire una sensazione di benessere al risveglio, sarà bene consultare un medico.
Secondo gli ultimi dati presentati da Oliviero Bruni, Presidente Mondiale della Medicina del Sonno Pediatrica, in Italia il 50% dei ragazzi dorme meno del tempo necessario fissato dagli standard mondiali, anche a causa di una scarsa consapevolezza dell’importanza del sonno: il 31,7% la sera non vorrebbe andare a dormire e ha difficoltà ad addormentarsi (9,6%) per la presenza di agitazione, ansia o paura (7,3%).
Nell’insieme emerge un sonno insufficiente e di scarsa qualità che giustifica poi come al mattino i ragazzi abbiano difficoltà a svegliarsi (26,1%) o si sveglino stanchi (15,2%).