Il popolo svizzero ha detto Sì alla nuova legge federale sull’energia e guarda al futuro: fine del nucleare, promozione delle energie rinnovabili e riduzione del consumo di elettricità
La Svizzera ha scelto la via energetica senza nucleare, adeguandosi ai cambianti nel mondo sui modi di produrre energia. Alle urne gli aventi diritto hanno respinto chiaramente il referendum lanciato dall’UDC e con il 58.2% di Sì contro il 41.8% hanno promosso il progetto elaborato dal Governo “Strategia energetica 2050” con una partecipazione al voto del 42%. Gli elettori hanno detto Sì alla prima fase del progetto, che si articola in tre sezioni. Sostituire il terzo dell’elettricità nucleare consumata in Svizzera con le nuove energie rinnovabili quali vento, sole, acqua o biomassa. Il progetto punta anche sull’aumento dell’efficienza energetica e la riduzione del consumo di energie del 43% entro il 2035 con varie misure. Ad esempio con incentivi ai proprietari di case che risanano l’immobile con tecniche (isolamento) che riducono il consumo e con nuove prescrizioni per nuovi veicoli e apparecchi elettrici. La SE2050 vuole garantire un approvvigionamento energetico sicuro con meno dipendenza dalle energie fossili importate. Per finanziare il progetto, la modifica della legge porterà a costi aggiuntivi per un’economia domestica di quattro persone di 40 franchi l’anno e per le imprese (150.000 Kilowatt di consumo) di 1.200 franchi. Questi costi sono gli unici diretti e si generano con l’aumento del supplemento rete da 1.5 a 2.3 centesimi per kilowatt/ora, soldi che saranno a disposizione delle energie rinnovabili.
Il Sì ha determinato l’uscita dall’atomo, senza una data precisa, dopo sei anni dalla catastrofe di Fukushima ed è un successo personale, il più significativo della sua carriera, della ministra dell’energia Doris Leuthard, all’origine della proposta e sempre al centro della discussione. Gli elettori hanno avuto fiducia e credibilità nella Leuthard e hanno visto un’opportunità per la Svizzera, sostenendo gli argomenti dei favorevoli di un approvvigionamento sicuro e pulito, di protezione del clima e di nuovi poti di lavoro. Un dato della votazione è però significativo. Il cantone Argovia, della ministra dell’energia, ha respinto la SE2050, nonostante sia il cantone che ospita il maggior numero di centrali nucleari. Doris Leuthard, soddisfatta dell’esito ha affermato nel suo commento al voto che “il Sì apre un nuovo capitolo verso un futuro energetico moderno”. È una conferma alla via intrapresa dal Governo, di promuovere più energie rinnovabili con più produzione locale, ha aggiunto Leuthard, confermando i 40 franchi l’anno dal 2018.
Nel campo degli oppositori c’è delusione, ma non rassegnazione. Durante i dibattiti e la campagna di voto c’è stata una battaglia di cifre, con i detrattori che hanno esagerato sui costi supplementari delle economie domestiche, che secondo loro sarebbero di 3.200 franchi l’anno. L’argomento non ha fatto breccia e Christian Imark, deputato UDC ha avvertito che “staremo attenti al fatto che la strategia costi non più di 40 franchi all’anno alle economie domestiche, come promesso da governo e sostenitori”.
Per i contrari inizia dunque una nuova discussione, su come rendere compatibile la strategia della rete elettrica con la nuova legge federale. Il messaggio al Governo e Parlamento è chiaro: “Entrambe le istituzioni hanno la responsabilità di assicurare l’approvvigionamento per l’inverno, quando le centrali nucleari saranno spente”. I contrari saranno vigili anche sul futuro mercato dell’elettricità, nel quale vedono un rischio per il mercato libero, se lo Stato promuoverà un’”economia pianificata” con gli incentivi. Da lunedì sia i vincitori sia gli sconfitti guardano al futuro, alle sfide che attendono la Svizzera vigilando sui costi, sull’approvvigionamento energetico e sulla protezione del paesaggio. Con l’ambizioso progetto della SE2050 la via è tracciata.
Gaetano Scopelliti