In Italia, ma anche nel resto del mondo, il sottosuolo nasconde veri gioielli da visitare
Grotte, miniere, catacombe, chiese, rifugi antiaerei: sotto i nostri piedi c’è un mondo sotterraneo che aspetta solo di essere visitato. Sono infatti innumerevoli i siti archeologici sotterranei ultimamente attrezzati per esser resi accessibili anche ai visitatori non esperti, dalla Puglia alla Toscana, da Roma a Napoli, da Milano a Trieste, solo per citare alcune tra le più belle città del Bel Paese che si rivela tale, e ricco, anche nel sottosuolo.
A partire da Orvieto, in Umbria, dove poter visitare il Pozzo di San Patrizio, la struttura costruita da Antonio da Sangallo il Giovane, tra il 1527 e il 1537, per volere del papa Clemente VII, reduce dal Sacco di Roma e desideroso di tutelarsi in caso di assedio.
Progettato per fornire acqua in caso di calamità o di assedio, è un capolavoro di ingegneria: profondo 54 metri, ha forma cilindrica a base circolare con diametro di 13 metri, conta 248 scalini e 70 grandi finestroni che lo illuminano.
Vi si accede da due rampe elicoidali a senso unico, completamente autonome e servite da due diverse porte, che consentivano di trasportare con i muli l’acqua estratta, senza ostacolarsi e senza dover ricorrere all’unica via che saliva al paese dal fondovalle.
Il pozzo prese il nome di San Patrizio probabilmente perché utilizzato come luogo di espiazione dei peccati allo stesso modo di una caverna esistente in Irlanda dal nome ‘Purgatorio di San Patrizio’.
Attestata sin dal medioevo è la leggenda legata ad una profonda caverna posta su un isolotto del Lough Derg (Donegal), secondo la quale la caverna era stata indicata da Cristo a San Patrizio, solito ritirarsi in preghiera nell’isola, affinché potesse mostrare le pene dell’inferno ai fedeli più increduli che vi si fossero avventurati sino a raggiungere il fondo.
In cambio costoro avrebbero ottenuto la remissione dei peccati e l’accesso al Paradiso. Dal Pozzo di San Patrizio al Kleine Berlin, il più esteso complesso di gallerie antiaeree sotterranee, risalente alla Seconda guerra mondiale, ancora esistente a Trieste, città che al tempo era sede del comando generale delle SS und Polizei in der Operationszone Adriatisches Küstenland di cui comandante supremo era Globocnik, triestino di nascita, che rispondeva del suo operato direttamente ed esclusivamente al Reichesführer SS Heinrich Himmler. Posto alla base del colle di Scorcola, il Kleine Berlin è formato da due settori distinti ma comunicanti: quello italiano, adibito a rifugio antiaereo per la popolazione civile, e quello tedesco, di struttura completamente diversa, adibito a deposito, magazzino e ricovero antiaereo. La parte italiana è costituita da una serie di gallerie parallele collegate da altre perpendicolari, attrezzate alla meglio con panche in legno (di cui oggi si notano solo gli incastri sul pavimento), da un vano infermeria e da uno di servizi igienici ed è servita da tre entrate che danno tutte sulla via Fabio Severo.
La parte tedesca, invece, è formata da un insieme di stanzoni perpendicolari ad una lunga galleria principale (solo questo settore occupa una superficie di circa 1.000 metri quadri) ed era, all’epoca, occupata esclusivamente da truppe tedesche, anche perché veniva adoperata da Globocnik per raggiungere, dalla sua abitazione, gli uffici situati nel palazzo del tribunale, senza uscire allo scoperto.
Essa era servita, in totale, da quattro ingressi: uno nel giardino della soprastante villa Ara, abitazione di Globocnik; uno negli scantinati del Palazzo di Giustizia; due, tra cui il principale, sulla via Fabio Severo. Di questi, l’unico oggi agibile è quello principale.