Accusato di aver causato l’incendio nel camper dove morirono le tre sorelle
La tragedia è accaduta lo scorso 10 maggio, quando, nel quartiere di Centocelle di Roma, un camper viene dato alle fiamme. Il camper era abitato da un’intera famiglia di origini rom composta da una decina di persone. Alcuni di loro sono riusciti a uscire in tempo dal camper e altri sono stati estratti e aiutati dai Vigili del Fuoco, arrivati sul posto intorno alle 3:15, pochi minuti dopo l’allarme. Purtroppo però persero la vita tre sorelle di 20, 8 e 4 anni rimanendo intrappolate all’interno del veicolo.
Il camper, autorizzato alla circolazione, si ipotizza stazionasse in via Guattari dalla sera prima. Sentiti dagli investigatori, i superstiti dell’incendio avrebbero riferito di aver ricevuto delle minacce ma la pista razziale non è sembrata la più accreditata. Sul posto la polizia scientifica ha trovato tracce di liquido infiammabile i resti di una bottiglietta infranta: è stata proprio questa scoperta a indurre la procura di Roma a iscrivere tra le ipotesi di reato del fascicolo di indagine aperto in materia non solo l’incendio doloso ma anche l’omicidio volontario. Presto si fa largo il sospetto che si sia trattato di una vendetta maturata all’interno dell’ambiente rom e dall’esame dei filmati delle telecamere di sorveglianza della zona è stato possibile individuare un sospettato. Il 1° di giugno viene arrestato un 20enne, Serif Seferovic. La Questura di Roma è arrivato a lui dopo un’intensa attività di indagine portata avanti dal personale della sezione omicidi della squadra mobile di Roma, in collaborazione con la squadra mobile di Torino. Il 20enne era stato condannato lo scorso 28 febbraio per lo scippo ai danni della studentessa cinese Zhang Yao, la
ragazza morta il 5 dicembre 2016 dopo essere stata travolta da un treno nei pressi della stazione di Tor Sapienza mentre cercava di recuperare la borsa che le era stata appena rubata. Residente nel campo rom di via Salviati, aveva patteggiato una condanna a due anni di reclusione, ma il ragazzo era tornato libero dopo un periodo di detenzione ai domiciliari.
Il giovane è stato bloccato a Torino e sin dai primi esiti dell’attività di indagine, basata tra l’altro su testimonianze e sull’analisi di impianti di videosorveglianza presenti nell’area interessata, è emerso che quanto accaduto era legato a problematiche esistenti tra due nuclei familiari, maturate all’interno del campo nomadi di via Salviati, era tra i maggiori indiziati. Secondo quanto ricostruito dalla Questura di Roma, “il padre delle tre vittime era da tempo entrato in forte contrasto con alcuni” componenti della famiglia di lui. Infatti, l’omicidio del 10 maggio è stato preceduto da alcuni episodi di litigi e danneggiamenti, sintomatici del clima esistente” fra i due nuclei familiari. Proprio in seguito ai rapporti ormai degenerati, secondo le indagini, pochi giorni prima la famiglia di Seferovic aveva repentinamente abbandonato il campo nomadi di via Salviati. Il 20enne fermato “aveva nella disponibilità un furgone con le stesse caratteristiche di quello presente sulla scena del delitto ed utilizzato dagli autori del rogo”, spiega la Questura.
Nella giornata di lunedì 5 giugno però Serif Seferovic, è tornato libero. A deciderlo il gip di Torino Alessandra Daniele, che ha convalidato il fermo disponendo contestualmente la scarcerazione del ventenne e non accogliendo le richieste di misura cautelare della procura di Roma per la mancanza dei gravi indizi di colpevolezza che giustificano la detenzione in carcere. Eppure su Seferovic gravano numerosi indizi di colpevolezza in relazione al lancio di una bottiglia incendiaria contro il camper dove dormiva l’intera famiglia Halilovic la notte del 10 maggio scorso.
Il giovane, difeso dall’avvocato Gianluca Nicolini, si è difeso affermando che quella notte non si trovava in zona Centocelle ma era con l’intera famiglia in una area di parcheggio a Prati Fiscali, periferia est della Capitale. “Sono soddisfatto del risultato ottenuto – ha commentato all’Adnkronos l’avvocato Gianluca Nicolini, legale di Seferovic – Sin dal primo momento il mio assistito si era dichiarato innocente ed estraneo ai fatti”.
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foto:Ansa