Il Parlamento svizzero ratifica con l’approvazione del Consiglio degli stati l’accordo universale sul clima concluso a Parigi nel 2015. Entro il 2030 la Svizzera vuole ridurre le emissioni serra del 50%
Avevo suscitato lo sdegno della comunità internazionale l’annuncio del presidente americano Trump di non volere ratificare gli accordi parigini sul clima e di volere nuovi negoziati per un migliore accordo. La sua decisione ha fatto parecchio discutere il Consiglio degli stati, ma non ha avuto alcun effetto sui parlamentari svizzeri, che in più occasioni nel loro intervento hanno elencato il rischio del surriscaldamento climatico soprattutto per un paese alpino come la Svizzera (responsabili dello 0.1% delle emissioni globali), ad esempio con lo scioglimento dei ghiacciai durante lunghi periodi di siccità. Il paese elvetico è tra i più colpiti e negli ultimi 150 anni la temperatura media annuale è cresciuta di 1.8°C.
Dopo il Nazionale, anche gli Stati hanno accettato l’intesa internazionale con 39 voti favorevoli, 3 contrari e 2 astenuti. L’obiettivo della Svizzera alla lotta contro il surriscaldamento climatico prevede di dimezzare le emissioni di CO2 rispetto al 1990. “È un obiettivo ambizioso” lo ha definito la ministra dell’energia Doris Leuthard e ha aggiunto che “un po’ di ambizione non nuoce alla politica e la Svizzera ha bisogno di credere al progresso tecnologico con coraggio, altrimenti diventa un paese mediocre”. In Svizzera le riduzioni dovranno avvenire per il 60%, mentre il restante 40% dovrà essere realizzato con progetti all’estero. In confronto l’Unione europea (Ue) ha fissato l’obiettivo a una riduzione del 40%.
La ratifica è dunque cosa fatta, ma alle camere federali non c’è stata unanimità e l’UDC preannuncia una nuova battaglia sul clima. Il primo partito del paese ha tentato di rivedere il progetto perlomeno al ribasso. Roland Eberele (UDC) ha detto che “si resta credibili solo se formuliamo obiettivi che possiamo davvero raggiungere”. Per alcuni esponenti democentristi le riduzioni del 50% delle emissioni entro il 2030 sono troppe, più realistico è un obiettivo del 30%. Ma anche questa quota metterà in difficoltà e davanti a enormi sforzi l’economia, con costi maggiori sia per le imprese sia per le economie domestiche. Come sarà raggiunto l’obiettivo sarà definito nel quadro della nuova legge sul CO2, nella quale il Governo proporrà un aumento della tassa sul CO2 e l’inasprimento per delle prescrizioni per le automobili.
Gaetano Scopelliti