Come previsto dai ricercatori, in Antartide un gigantesco iceberg si è staccato iniziando il suo ignoto e potenzialmente pericoloso viaggio nell’oceano
Lo tenevano sotto controllo da un po’ gli studiosi che hanno seguito con molta perplessità il lento ma inesorabile distaccamento dell’iceberg dall’Antartide. Si tratta di un imponente blocco di ghiaccio di oltre mille miliardi di tonnellate, più grande dell’intera Liguria, e che si è staccato dall’Antartide tra lunedì 10 e mercoledì 12 luglio, secondo quanto confermato dai ricercatori britannici dell’Università di Swansea che controllavano l’enorme frattura che ha tagliato la piattaforma glaciale Larsen C. Si è così formato un nuovo iceberg di circa 190 metri di spessore di cui ne fuoriescono circa 30 dalle acque, la sua grandezza rappresenta circa il 10% dell’intera piattaforma Larsen C.
L’ESA (Agenzia Spaziale Europea) aveva avvertito il mondo del pericolo imminente già da tempo. La frattura si era formata da anni e nel 2014 si era accentuata. Con questa spaccatura si è formato uno tra i 10 iceberg più grandi mai segnalati. Il più grande di tutti fu localizzato da un satellite e denominato B-15, 11mila chilometri quadrati di ghiaccio (poco più dell’Abruzzo) separatisi dalla piattaforma glaciale Ross e i cui resti erano ancora visibili sei anni dopo a largo della Nuova Zelanda.
Compito degli studiosi che tengono ancora sotto controllo l’enorme iceberg sarà anche capire quali potranno essere le ripercussioni di questa frattura sulla stabilità della piattaforma stessa da cui si è staccato. Inoltre resta da capire dove fluttuerà l’enorme blocco di ghiaccio: probabilmente nella fase iniziale non si sposterà molto, né velocemente. Ma dovrà essere tenuto sotto controllo. C’è una forte probabilità, infatti, che venti e correnti lo spingano verso nord, oppure che dal blocco si creino tanti iceberg minori. Spiega Adrian Luckman della Swansea University che per il momento il grande iceberg risulta ancora un unico grande blocco, ma è probabile che in futuro si romperà in parti più piccole. Il rischio rimane alto per le navi che transiteranno in quella zona e in particolare, molto rischioso potrebbe essere viaggiare nei pressi del canale di Drak.
Nuova carta geografica
“La scala monumentale di questa filiazione è impressionante, dovremo ridisegnare la cartografia della penisola Antartica. Sono queste regioni che alimentano la nostra atmosfera e i nostri oceani. Ma l’Antartide occidentale ha subito in queste ultime decadi le conseguenze del rapido innalzarsi del riscaldamento globale. Questa non è affatto una buona notizia e dimostra la necessità di affrontare urgentemente il problema dei cambiamenti climatici”. A parlare con questi toni allarmanti è Rod Downie, responsabile dei programmi polari del WWF, interpellato dall’Indipendent che però afferma che non si tratta dell’unico segno della crisi climatica in atto.
A spiegare meglio questo concetto l’esperto climatologo Luca Mercalli per il quale “siamo già da decenni dentro al cambiamento climatico, di cui questo è l’ennesimo sintomo locale, così come tanti altri che sperimentiamo ogni giorno: la riduzione dei nostri ghiacciai alpini, l’aumento del livello del mare di 3 mm all’anno, le ondate di calore, la riduzione della banchisa artica. Sarebbe quindi scorretto – sottolinea Mercalli – prendere questo come unico simbolo della crisi climatica, anche perché, come sempre avviene con l’emergenza, l’attenzione resterebbe alta per un paio di giorni per poi spegnersi completamente. È il problema di fondo che va affrontato, ovvero l’insostenibilità della nostra economia, così come è ora concepita, che destabilizzerà via via tutti i processi naturali. Si tratta comunque di un fenomeno assolutamente imponente e inquietante – conclude – che deve aggiungere consapevolezza sui rischi che corriamo”.
Come in passato
Non è la prima volta che in questa regione si registrano distacchi di questa portata, da quando sono stati studiati e registrati questi fenomeni, ci sono state le piattaforme Larsen A e B che hanno subito un fenomeno simile rispettivamente nel 1995 e nel 2002, con la prima delle due che andò completamente distrutta in seguito all’evento.
Non è ancora chiaro quale sarà il destino della Larsen C, ma i glaciologi ipotizzano che se la piattaforma dovesse estendersi di nuovo, il ghiaccio prodotto sarà ancor più fragile di quello che ha provocato il distacco dell’iceberg, col rischio di eventi futuri ancor più catastrofici.
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foto: Ansa