Non c’è “alcuna scadenza fissata ad ottobre” per giudicare se nelle trattative sulla Brexit siano stati fatti “sufficienti progressi” sull’accordo finanziario, sui diritti dei cittadini e sulla questione irlandese. “Tra dove siamo e dove dovremmo essere” nelle trattative sulla separazione tra Ue e Regno Unito “c’è ancora un grande divario. È improbabile” che nel round negoziale prossimo “faremo grandi progressi nel chiudere quel gap”. Lo hanno spiegato due alti funzionari Ue, in vista della tornata negoziale tra la delegazione Ue, guidata da Michel Barnier, e quella britannica, capeggiata da David Davis.
L’Ue aveva espresso la speranza che le trattative sulle modalità della separazione potessero essere concluse entro ottobre, in modo da avere tempo sufficiente per trovare un accordo sulla futura relazione tra l’Unione e Londra, tema ancora più complicato.
Le questioni
“Il tempo vola – ha continuato uno dei due civil servant – e le trattative sul divorzio dovrebbero essere abbastanza rapide”, in teoria, rispetto a quelle sul futuro rapporto tra Ue e Regno Unito, che partiranno solo una volta che il Consiglio Europeo abbia stabilito, all’unanimità, che sono stati fatti “progressi sufficienti” sulle tre questioni prioritarie (accordo finanziario, diritti dei cittadini, Irlanda).
“L’agenda è flessibile e sempre soggetta a cambiamenti – ha spiegato – finora non ci è mancato il tempo, ci è mancata la sostanza”. In ogni caso, “c’è ancora la possibilità di concludere i negoziati entro il marzo 2019”, ma “estendere la durata” delle trattative oltre i due anni previsti dai trattati “non è una cosa che prevediamo”, ha concluso il secondo funzionario.
Adnkronos