Le immagini di Amatrice ridotta in cumuli di detriti e ammassi di macerie è ancora viva nel ricordo di tutti. Anche noi italiani all’estero insieme ai nostri connazionali in Italia abbiamo vissuto con molta apprensione i terribili momenti in cui quel devastante terremoto ha ridotto molte parti del centro Italia in frantumi e ci siamo mobilitati, ognuno nelle proprie possibilità, a dare un contributo per la ricostruzione della vita di quella povera gente. Nella tragicità di quei momenti, è bello costatare quanto sia grande la macchina della solidarietà che coinvolge tutti quanti: molte iniziative per la raccolta di fondi destinati alla ricostruzione dei luoghi colpiti dal terremoto sono partite da tutta Italia, così come anche dall’estero. Noi stessi siamo testimoni di iniziative ed eventi che nascono spontaneamente dalle associazioni italiane in Svizzera per raccogliere aiuti sotto forma di denaro da inviare a chi ne ha bisogno.
E siamo sicuri che molti di noi abbiano contribuito anche personalmente ad inviare il proprio tributo. Spesso però succede che una volta fatta la nostra offerta, quasi mai sappiamo che fine faccia la somma raccolta con le nostre donazioni e davvero raramente riusciamo a verificare la ricostruzione completa di un’opera, un edificio o una casa, insomma di ciò a cui era destinato il fondo.
Poi succedono casi come quello sollevato dal sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi e cominciano ad affiorare i dubbi su che fine facciano le nostre donazioni, ma matura anche l’idea che dovremmo pretendere un maggiore rendiconto dei nostri contributi.
Il sindaco di Amatrice ha sollevato il caso della mal gestione delle donazioni raccolte a beneficio delle popolazioni terremotate di Amatrice e Accumoli e degli altri comuni terremotati il 24 agosto 2016. Pirozzi, infatti, sostiene che dei 33 milioni che gli italiani hanno donato attraverso sms da 2 euro l’uno, nemmeno 1 euro sarebbe finito ad Amatrice e Accumoli. “Io penso che tante persone in quelle giornate e quelle settimane intendevano dare un aiuto diretto a quelle persone e a quei paesi che vedevano devastati. Il fatto di non indirizzarli là è devastante, perché poi la gente non crede più a nulla. La destinazione di quei fondi è stata decisa da una commissione di saggi che tanto saggi non sono. Io credo che dopo averli usati così bisogna chiedere scusa agli italiani”. In questo modo, “con la gestione di quelle donazioni degli sms – si lamenta Pirozzi – si sta dando un messaggio profondamente sbagliato”. Mentre la procura di Rieti si sta già interessando del caso, la replica arriva da parte dell’Ufficio speciale ricostruzione (Usr) del Lazio che garantisce che “tutti i contributi degli sms solidali del numero della Protezione Civile sono destinati a opere danneggiate dal sisma e a beneficio delle comunità locali”. “Nessun giochetto politico elettorale può giustificare polemiche – continua l’Usr – Con i soldi dei cittadini non si scherza!”.
foto: Ansa