Secondo i dati del Viminale, nel 2017 in Italia si sarebbero verificati 2333 casi di violenza nei confronti delle donne. Nel 2016 ne sono state uccise 120 mentre nel 2017 la media sarebbe di una donna ogni 2 giorni. Sono numeri assurdi!
Se pensiamo solo per un momento agli ultimi fatti di cronaca, vediamo che spesso la donna violentata da vittima viene trasformata in colpevole. Molti e molte criticano i comportamenti della donna in questione ed analizzano come era vestita, si chiedono se fosse lei stessa disponibile a un rapporto, se per caso lei ha invitato il suo assalitore, se fosse ubriaca o drogata…
Così, l’uomo in questione diventa una specie di martire della situazione che non ha saputo resistere alla tentatrice che poi al contrario cambia le carte in tavola e lo accusa di violenza.
Denunciare una violenza è cosa molto dolorosa ed espone la persona a critiche e crocifissioni varie. Infatti, molte donne preferiscono non farlo e sopportare in silenzio l’offesa subita.
Quando ci sono denunce seguono spesso critiche ed interpretazioni misogene anche da parte di donne che così dimostrano di stare ancora ferme all’età della pietra.
Basta ascoltare qualche trasmissione televisiva in cui si butta la croce addosso a donne considerate a torto colpevoli anche di esistere o in cui vengono analizzati in modo dettagliato fatti di cronaca. Un filone drammaticamente ambiguo in cui si trattano fatti di violenza con commenti e pareri da parte di giudici e psicologi improvvisati.
Questi fatti vengono poi proposti e riproposti in alcune trasmissioni: un inutile sfoggio di morbosità!
Un punto fondamentale sembra sia la denuncia alle autorità competenti, ma se queste poi spesso non fanno nulla per proteggere le persone che denunciano?
Se vediamo alcuni fatti di sangue ci accorgiamo che la vittima o i suoi parenti avevano denunciato, ma le autorità non avevano fatto niente!!! Spesso la pratica era stata archiviata, forse il caso non sembrava abbastanza allarmante?
Poi però la donna è stata uccisa. E allora? Cosa c’è che non funziona?
Se guardate in internet: espresso.repubblica.it/attualità/2017/19/news/femminicidi-1.304466 potete leggere un elenco purtroppo ancora provvisorio di vittime di femminicidio. Il numero purtroppo aumenta di giorno in giorno.
Sembra che la causa di tante morti sia da ricercare nella gelosia, nel senso di possesso e in motivi economici, ma niente a mio parere può giustificare gesti così efferati.
I femminicidi e gli atti di violenza sono opera sia di italiani che di stranieri quindi entrambi dovrebbero essere educati al rispetto delle donne che non sono oggetti o esseri sottoposti, ma che hanno una loro dignità.
Nessuno è di nessuno, se si vive con una persona è per amore, non per obbligo, ma in libertà. Ugualmente permettere ad una persona di accompagnarci a casa non significa voler avere un rapporto sessuale con lui.
Forse ci vorrebbero opuscoli informativi che possano aiutare chi viene in Italia e spolverare la memoria degli italiani?
Si dovrebbero da capo spiegare i codici del comportamento umano e gli usi e costumi in Italia. Ad esempio da noi indossare una minigonna non significa essere facile e disponibile. Forse in altre parti del mondo non è così… o lo era in altri tempi. Oggi non più.
A ben riflettere si sente al momento una aria strana! Succedono tanti fatti di cronaca che dovrebbero farci rabbrividire e invece…
Che è questo silenzio a difesa delle donne?
Di fronte a tanti fatti di sangue come mai non si verifica da parte delle donne e degli spiriti più illuminati una ribellione, una levata di scudi a difesa delle donne?
Quale società civile potrebbe sopportare questa situazione?
Sembra come se si fosse ormai rassegnati. Basta che non tocca noi, per le altre ci dispiace, ma cosa potremmo fare? Si è scoraggiati ed intanto succede il peggio. Perchè non c’è resistenza, ma sottomissione a comportamenti che sembrano inevitabili. Invece si dovrebbe protestare e chiedere più protezione, meno rischi, più sicurezza.
Anche da parte nostra dovremmo lottare per la difesa dei valori e delle donne assalite e non assistere a questi fatti quasi impotenti
Vicino alla stanchezza morale, al crollo dei valori e in alcuni casi all’intorpidimento delle coscienze esiste però il vuoto delle istituzioni che è spaventoso.
Vediamo la normativa. Esiste la convenzione di Istanbul del 2011 che si proponeva la prevenzione e la lotta alle violenze a livello europeo firmata anche dall’Italia. Da noi cosa è stato fatto?
Abbiamo un decreto del 2013 del governo italiano contro la violenza di genere che propone tra l’altro inasprimento delle pene, la detenzione e l’allontanamento dei colpevoli di stalking, la prevenzione, misure particolari in caso di vittime al di sotto dei 18 anni, di donne in gravidanza, da parte di parenti o conviventi. Con questo decreto si decideva un piano di azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere che prevedeva tra l’altro:
Informazione e sensibilizzazione della comunità in modo da inserire giovani e uomini nel processo per eliminare la violenza
Educazione scolastica alle relazioni e contro la violenza e la discriminazione
Rafforzamento dei centri antiviolenza
Rafforzamento e formazione di professionalità contro la violenza
Purtroppo, molto non si è realizzato: i centri antiviolenza al contrario stanno chiudendo per mancanza di fondi e i 10 milioni all’anno per la lotta alla violenza pare non siano stati elargiti.
Purtroppo la situazione non si può cambiarla solo con le parole ed i buoni propositi di un decreto legge che risale al 2013.
La realtà è quella che si vive oggi. Sono urgenti non parole ma fatti concreti e misure da realizzare subito e non in un futuro più o meno prossimo.
I nostri politici si accorgono che tante donne muoiono e tante sono violentate? O chiusi nei palazzi del governo e della politica credono che questi fatti siano inventati?
Basta con le parole di circostanza per poi continuare come prima!
Dopo tanta violenza e uccisioni non sarebbe ora il momento di intervenire subito sul campo?
Sappiamo che questi problemi non si risolvono con la bacchetta magica, ma se non si affrontano subito ed in modo determinato si rischia molto, anzi troppo.
Voi che ne pensate?
Antonia Pichi