Il barometro elettorale su mandato della SRG SSR ha analizzato i motivi per l’approvazione o la bocciatura della riforma Previdenza per la vecchiaia 2020
Il 24 settembre 2017 è fallito alle urne l’ennesimo tentativo di riformare la previdenza per la vecchiaia. Perdura così una situazione di stallo dopo 22 anni dall’ultima revisione e per la prossima riforma, che dovrebbe essere presentata dagli avversari, Partito liberale radicale (PLR), Unione democratica di centro (UDC) e organizzazioni economiche svizzero-tedesche, i tempi sono cupi e la soluzione difficilmente sostenibile. Il risultato della votazione è stato chiaro (52.7%), ma non così schiacciante e il sondaggio dell’Istituto Sotomo su mandato della SRG SSR ha fatto luce, analizzando motivi e scelte dei votanti su un campione di 14’063 intervistati.
A fare pendere l’ago della bilancia dalla parte degli oppositori è stato il supplemento di 70 franchi al mese per i nuovi pensionati, evocato dal 39% che ha bocciato la riforma. In confronto solo il 5% dei sostenitori ha ritenuto la misura, un importante argomento. Questa misura era stata pensata dai sostenitori per ottenere una maggioranza di consensi e per compensare misure sfavorevoli come l’aumento dell’età di pensionamento delle donne da 64 a 65 anni. “È questa la tragicità della riforma” ha detto il politologo di Sotomo, Michael Herrmann. “L’aumento è stato lo strumento sbagliato” perché non avrebbe raggiunto l’equilibrio. I 70 franchi non li avrebbero ricevuti chi è già pensionato e della misura così detta dell’annaffiatoio ne avrebbe beneficiato un altro gruppo, chi non ne avrebbe avuto bisogno. La misura non è stata un compromesso efficace e secondo Herrmann “l’aumento sarebbe stato opportuno concederlo ai bisognosi o a tutti e non solo ai nuovi pensionati”. E non si può accertare se la riforma fosse stata approvata senza la misura dei 70 franchi. Da una parte avrebbe ricevuto consensi (i contrari) e dall’altra dissenso (sostenitori) perché avrebbe intaccato l’obiettivo del “compromesso equilibrato” della riforma, motivo che per il 47% dei sostenitori è stato determinante. L’urgenza di riformare il sistema pensionistico (54%) è stato l’altro centrale motivo per votare l’approvazione.
Ci sono però anche altri motivi che emergono sulla decisione di respingere la riforma. Il 30% degli oppositori ha visto nella riforma più un ampliamento delle prestazioni che un pacchetto di risparmio. L’elaborazione della riforma è stata vista come sleale nei confronti di diversi gruppi di persone: i giovani, i pensionati e le donne. Il 28% ha ritenuto che a farne le spese sarebbero stati i giovani, costretti a sopportare un aumento dei contributi AVS e della previdenza professionale. La motivazione che gli attuali pensionati sarebbero stati privati del supplemento di 70 franchi ha mosso il 23% dei contrari. L’aumento dell’età di pensionamento delle donne è stato decisivo pur sempre per il 22%. L’analisi secondo il genere ha mostrato che le donne hanno approvato meno degli uomini la riforma, anche se i motivi per l’approvazione e la bocciatura si equivalgono, con alcune eccezioni. Il 35% delle donne contrarie alla riforma, hanno votato “no” per l’aumento dell’età di pensionamento, mentre tra gli uomini è stato solo il 9% e per il 36% sono stati i 70 franchi, l’altro motivo fondamentale per respingere la riforma. Infine emergono delle sfumature regionali nella valutazione degli argomenti. “La differenza principale è tra la Svizzera tedesca e quella latina” ha spiegato Herrmann. Per i romandi sono stati importanti i temi di equità sociali (età pensionamento) e per gli svizzeri tedeschi sono stati rilevanti i suoi effetti finanziari (70 franchi e ampliamento delle prestazioni).
Gaetano Scopelliti
foto: ahv-iv.ch