I risultati dei referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto tenuti la scorsa domenica 22 ottobre
“Popolo contro poteri forti, così riparte l’Italia” scrive Matteo Salvini all’indomani del risultato del Referendum per l’Autonomia di Lombardia e Veneto. Il leader della Lega si è sbizzarrito su Facebook con affermazioni di esultanza per il buon risultato portato a casa. È euforico e come lui i tanti sostenitori che lo hanno appoggiato per questi referendum. I risultati sono stati chiari, come riporta il sito della Regione dei 3.010.434 (il 38,25%) lombardi che hanno votato al referendum per l’autonomia della Lombardia il 95,29% ha detto sì (3,94% no e 0,77% schede bianche). I numeri che si sono registrati in Veneto fanno più paura con una percentuale del 98,1% di sì contro un 1.9% di no e una partecipazione degli elettori aventi diritto che raggiunge il 57.2%.
Padroni a casa nostra!
“Siamo al big bang delle riforme istituzionali e noi saremo protagonisti”, afferma un Luca Zaia in un commento a caldo. “I veneti vogliono essere padroni a casa loro”, e annuncia gran lavoro per la Giunta “per il progetto di legge sull’autonomia. Sarà il nostro contratto da presentare al governo”, e inoltre “saremo laboratorio per tutta l’Italia”, “questo referendum diventerà endemico”, “le riforme che in questi anni non sono state fatte dall’alto lo saranno dietro la spinta del popolo”, perché “i territori stanno andando in direzione opposta da Roma”. Secondo i piani, il Veneto chiederà competenza su 23 materie e di incassare nove decimi delle tasse.
Uniti per la battaglia del secolo!
Il governatore leghista, Roberto Maroni si è detto “soddisfatto”, perché con questo risultato si può dare inizio ufficialmente alle trattative col Governo. “Ringrazio i tre milioni di lombardi, che mi hanno dato un mandato storico per avere la vera autonomia, nell’ambito dell’unità nazionale”, ha spiegato Maroni, visibilmente emozionato, in una conferenza stampa a Palazzo Lombardia dopo la mezzanotte. E a proposito del risultato ben più in Veneto, Maroni ha riconosciuto che “il senso di appartenenza è indubbiamente più forte”, aggiungendo anche che non c’è alcuna competizione con Zaia, “non mi interessa la percentuale, sono contento che ci abbia superato, ora possiamo unire le forze per la battaglia del secolo”.
Vittoria non solo per la Lega
“Più di 5 milioni di persone oggi hanno votato per il cambiamento: noi tutti vogliamo meno sprechi, meno tasse, meno burocrazia, meno vincoli dello Stato e dell’Unione Europea, più efficienza, più lavoro e più sicurezza”. È il commento del leader della Lega, Matteo Salvini, subito dopo i risultati dei due referendum per l’autonomia che si sono tenuti la scorsa domenica 22 ottobre.
“È una vittoria non solo della Lega ma soprattutto del popolo, alla faccia di Renzi che da coniglio invitava a starsene a casa” continua su un post si facebook dove avverte anche che “dalle parole ora si passerà ai fatti. E da domani lavorerò perché anche i cittadini delle altre regioni che già me lo hanno chiesto, dalla Puglia al Piemonte, dal Lazio alla Toscana, possano fare la stessa scelta di efficienza e di libertà”. Molti i commenti positivi sul trionfo del referendum voluto dai leghisti ma a cui hanno partecipato da qualsiasi parte politica. “Non è una battaglia partitica ma di popolo. Cinque milioni e mezzo di cittadini che nel silenzio imbarazzante di Renzi sono andati a votare. Ieri è stata una lezione di partecipazione, di attaccamento popolare alle istituzioni che in Italia non si vedeva da tempo”.
Il valore dei referendum
I risultati dei referendum non sono vincolanti ma consultivi, cioè hanno solo valore politico. Ciò significa che i due governatori delle Regioni, potranno utilizzare i risultati per fare pressione e chiedere al governo centrale di avviare una trattativa per ottenere maggiori competenze nelle venti materie concorrenti (tra queste spiccano il coordinamento della finanza pubblica e tributario, lavoro, energia, infrastrutture e protezione civile) e in tre esclusive dello Stato: giustizia di pace, istruzione e tutela dell’ambiente e dei beni culturali. Non si tratta di indipendenza, come il caso della Catalogna a cui i referendum italiani sono stati spesso comparati, ma è la richiesta di una maggiore autonomia, dunque, la trattativa dovrà avvenire nei limiti fissati dagli articoli 116 e 117 della Carta Costituzionale.
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