Il sottosegretario Gianni Letta: funzioni e strutture del Dipartimento resteranno pubbliche
ROMA – “Anche io mi arrabbierei se qualcuno pensasse di trasformare la protezione civile in società privata, ma non è così e chi lo dice non dice il vero. La protezione civile è e rimane un Dipartimento della presidenza del Consiglio con le sue strutture, le sue funzioni e le sue regole che restano pubbliche”. Ad affermarlo é Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ribadendo che Bertolaso potrà continuare a lavorare con gli strumenti abituali e con lo stesso spirito e con lo stesso impegno. “Con il decreto si era solo pensato di dotare la protezione civile di uno strumento ulteriore, aggiuntivo, che le consentisse – ha spiegato Letta – di operare, in determinate circostanze, con maggiore flessibilità ed efficacia”. ” Sono personalmente convinto – ha aggiunto – che come in tutti questi anni nelle emergenze drammatiche e ‘nei grandi eventi’ ha operato con successo senza questo ulteriore strumento, la Protezione civile di Bertolaso potrà tranquillamente continuare a farlo con gli strumenti abituali e con lo stesso spirito e lo stesso impegno. Questi sì- ha concluso – sono i veri strumenti del successo”.
‘NOI NON RIDEVAMO: L’AQUILA PROTESTA – Gli aquilani si sono ritrovati in piazza con cartelli con scritto ‘Io non ridevo’ e ‘Riprendiamoci la nostra città’ in segno di protesta alla luce delle intercettazioni divulgate negli ultimi giorni relative all’inchiesta fiorentina sugli appalti del G8, ed hanno forzato un posto di blocco all’altezza dei Quattro cantoni, nel cuore della zona rossa, per entrare a Piazza Palazzo, considerata inaccessibile.
Le forze dell’ordine, dalla polizia all’Esercito, hanno provato a impedire ai manifestanti, circa 300, di varcare le barricate della zona rossa, ma è stato inutile: al primo tentativo di forzare i blocchi, le persone preposte al posto di guardia hanno preferito lasciar defluire la gente onde evitare disordini. Così i manifestanti hanno raggiunto piazza Palazzo, la stessa in cui un mese fa era stato celebrato un Consiglio comunale tra cumuli di macerie. Gli stessi cumuli su cui una decina di persone sono salite, rivendicando la propria rabbia per non avere più a disposizione la loro città. Simbolicamente ogni persona ha preso con sé una pietra da quelle macerie residue dai crolli del terremoto di Aprile. “Non possono portarci via 700 anni di storia – ha commentato Giusi Pitari, tra i manifestanti – è ora di riprenderci la nostra città, siamo indignati – ha proseguito – anche di fronte all’assenza dei nostri rappresentanti istituzionali”.
E’ stato tra i primi a salire sul cumulo di macerie in piazza Palazzo con indosso una maglietta bianca con scritto ‘Alle 3:32 non ridevo’: così, Stefano Cencioni ha manifestato la sua personale rabbia che è diventata lo sfogo di una comunità sulle intercettazioni delle risate degli imprenditori la notte del sisma. “Non ridevamo, non ridevamo quella notte – ha urlato ai manifestanti – perché tra questi vicoli sono morte delle persone, e queste macerie ne sono la testimonianza”. Cencioni, sulla quarantina, ha precisato che il suo “non è uno sfogo contro il sistema della Protezione Civile che tanto ha dato a questa città”. “Ho conosciuto volontari – ha detto – che hanno lasciato le loro attività anche in Sicilia e in Valle d’Aosta per venire ad aiutarci e la persona a capo di questo sistema non può essere una persona da condannare”, ha detto riferendosi a Guido Bertolaso. Molte sono state però le critiche rivolte al capo della Protezione Civile sollecitate da quei comitati cittadini vicini al Movimento ‘3e32’ che fin da subito non hanno risparmiato critiche al sistema del Dipartimento.
Il tutto si è svolto comunque pacificamente e senza incidenti. Alla fine della manifestazione, i comitati cittadini hanno lasciato uno striscione su una delle fontane di piazza Duomo con scritto: “solo apparenza, poca sostanza”.
BERTOLASO, PRONTO A LASCIARE SE BERLUSCONI ME LO CHIEDE – Intanto, in una intervista al Sole 24 Ore e in in un colloquio con il Giornale, il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso punta il dito contro “il tritacarne” che si è messo in moto attorno all’inchiesta che lo coinvolge. E dice: “Non permetterò a nessuno di trascinare nel fango me e con me le migliaia di uomini e donne della Protezione Civile”. E aggiunge: le dimissioni sono “sul tavolo del presidente Berlusconi. Gli ho detto, presidente quando vuole, lei mi chiama e faccio le valigie in un minuto”.
“Contro di me non c’é nulla – afferma – nessuna prova, solo illazioni. Posso dimostrare anche ora, carte alla mano, che sono sempre stato corretto”. “I successi che abbiamo avuto in questi anni – aggiunge – devono aver creato non poche invidie e gelosie. Quando qualche mese fa avevo pensato di lasciare, il motivo era anche questo”. Invece domani tornerà al lavoro “per salvare con una ordinanza 2.300 posti di lavoro in Toscana”. E al suo posto è rimasto perché “Berlusconi e Letta mi hanno sempre confermato la loro piena fiducia”.
Anche se pensa che “molti abbiano stappato champagne” anche nella maggioranza. Bertolaso si dice “impressionato e addolorato” dalla richiesta di dimissioni arrivata dal leader del Pd, Pierluigi Bersani, che “probabilmente deve pagare una sorta di dazio per avere alle prossime regionali una coalizione più ampia del suo partito”. Anche perché “moltissimi parlamentari del Pd” gli hanno mandato messaggi di solidarietà. Quanto alle polemiche sui poteri della Protezione civile, per Bertolaso “é pura demagogia” pensare che si debba occupare solo delle emergenze: “In un Paese come il nostro dove non ci sono regole funzionanti e procedure arrugginite, alla fine tutti chiamano noi, da destra a sinistra”. Senza la Protezione civile “non ci sarebbero l’Expo e il passante di Mestre”. E la Protezione civile Spa doveva servire proprio a “stare tranquilli” e ad “affidarle i lavori che oggi siamo costretti a dare all’esterno”, oltre a “regolarizzare” chi ha lavorato nel dipartimento
BERSANI, PERSONA SERIA FA PASSO INDIETRO – “C’é un andazzo che non lascia tranquilli, un modello che riguarda le procedure in termini poco chiari. È una situazione obbiettiva di cui una persona seria penso che debba farsi carico facendo un passo indietro”. Lo ha detto il segretario del Pd Pierluigi Bersani, oggi a Pisa al festival Manifutura, rispondendo ad una domanda dei giornalisti sulla richiesta di dimissioni di Guido Bertolaso. “C’é un primo punto che ci interessa che riguarda le norme che arriveranno in Parlamento su cui noi faremo un’opposizione molto dura – ha aggiunto Bersani parlando della protezione civile spa – contro l’allargamento senza limiti in questa società di procedure che hanno dimostrato di essere molto rischiose”. Per quanto riguarda l’inchiesta della magistratura, Bersani ha ribadito che “se ci sono dei reati lo vede la magistratura e – ha aggiunto – anche le questioni sessuali non ci interessano”.