Una mamma di Ivrea vede che la figlia 15enne diventa sempre più magra e debole e si accorge che questo problema è dovuto al famigerato disturbo alimentare noto come anoressia al punto che è stata costretta ad affidarsi alle cure di uno psicologo. La mamma però ha notato anche che la figlia era un’assidua frequentatrice di un blog creato da una giovane ragazza di 19 anni, residente a Porto
Recanati, dove molte ragazze, anche minori, venivano istigate al disturbo alimentare mediante l’induzione a seguire diete o ad effettuare terapie che portano all’anoressia: è in questo modo che è scattata la denuncia per istigazione al suicidio e lesioni gravissime per la creatrice del blog.
Il problema dei siti Pro-Ana non è di certo nuovo. Sono anni che la polizia postale lavora su casi come questi per cercare almeno di ostacolarne la diffusione. L’anoressia è un fenomeno che esiste da prima della diffusione sulla rete di siti e blog Pro-Ana, certo, ma è vero che queste piattaforme ne agevolano non di poco la diffusione alla portata di tutti, riescono a coinvolgere sempre più giovani e ad attirare sempre più adepti in questa trappola mortale. Tutti questi siti presentano regole assurde che devono essere seguite alla lettera, con tanto di decalogo, leggi – comandamenti che porteranno alla ‘perfezione’, come ‘Se non sei magra, non sei attraente’; ‘Essere magri è più importanti che essere sani’; ‘Non puoi mangiare cibo ingrassante senza punirti dopo’; regole che incitano a intraprendere uno stile dedito alla tortura interiore e fisica.
Per tale motivo questi siti sono ritenuti dannosi per la salute degli altri e quindi perseguiti dalla polizia postale che spesso riesce ad oscurarli o farli chiudere. Esiste anche un progetto di legge a tal proposito che punirebbe con carcere e sanzioni pesanti chi istiga con qualsiasi mezzo, anche il via telematica a tenere condotte che possano portare a disturbi del comportamento alimentare, l’ultima versione è il decreto legge Marzano del 2014. Il problema però è che questo è stato sin da subito contrastato da molti, in prima linea dall’ABA (Associazione Bulimia Anoressia) secondo cui è giusta la chiusura di tali siti, ma non sono d’accordo con la colpevolizzazione delle giovani autrici dei blog. L’obiezione è che sono giovani malate, non è lecito quindi trattarle come criminali.
Insieme all’ABA, molte voci, anche autorevoli, si sono levate contro la colpevolizzazione delle autrici dei blog. Così Adesso l’intera comunità web si sta muovendo contro la denuncia per istigazione al suicidio e lesioni gravissime della 19enne creatrice del blog Pro-Ana denunciato dalla mamma di Ivrea. La legge ha sempre ‘tutelato’ chi è considerato incapace di intendere e di volere, ma il problema sorge nel momento in cui si tende a giustificare qualsiasi azione criminale con una malattia mentale: chi inneggia e istiga all’anoressia ha sicuramente un qualche problema personale – una perversione, una deviazione – ma non per questo possono permettersi di fare del male agli altri. Non dimentichiamo che l’anoressia è pur sempre la prima causa di morte per le giovani tra i 12 e i 25 anni.
foto: Ansa