A bordo del sottomarino un equipaggio di 44 persone, tra cui una donna, che al momento risultano dispersi
A più di 10 giorni dall’ultimo segnale ricevuto dal sottomarino dell’Armada Argentina ancora non se ne sa nulla, mentre le ricerche proseguono incessantemente. A bordo del sottomarino un equipaggio di 44 persone, tra cui una donna, che al momento risultano dispersi.
Ad aggravare la situazione già molto critica poiché le persone a bordo avevano a disposizione ossigeno e rifornimenti per circa due settimane e che quindi sarebbero ormai agli sgoccioli, il fatto che potrebbe esserci stata un’esplosione all’interno del sottomarino avvenuta proprio il 15 novembre, giorno degli ultimi segnali ricevuti dall’ARA San Juan. Nella zona dove si trovava il sottomarino, infatti, è stata registrata una “anomalia idroacustica” compatibile con un’esplosione, come conferma il portavoce della Marina argentina, Enrique Balbi, secondo cui a bordo dell’ARA San Juan è stato rilevato “un evento anomalo, singolare, corto, violento e non nucleare, coerente con un’esplosione” attorno alle 11 del mattino del 15 novembre, in una zona poco istante dal punto nel quale si trovava il sommergibile e circa tre ore dopo l’ultima comunicazione con il comandante del San Juan.
“In assenza di informazioni sul destino – ha spiegato Balbi – la Marina militare argentina aveva chiesto la collaborazione degli Stati Uniti per ottenere tutte le informazioni disponibili da diverse agenzie che monitorano e registrano eventi idro-acustici nel mondo”.
Il portavoce della Marina ha precisato che tre navi argentine sono state inviate nell’area dove si stanno utilizzando diversi sonar, servendosi anche di un aereo antisommergibili brasiliano in grado di rilevare eventuali anomalie magnetiche. La Marina, ha detto ancora Balbi, “non ha alcuna informazione sulle cause che hanno provocato in quel luogo, in quella data, un evento di queste caratteristiche”. Ulteriore aiuto alle ricerche, entrate in una “fase critica”, è stato fornito dal presidente russo Vladimir Putin che ha proposto l’invio immediato di una nave oceanografica. La nave russa è dotata di strumenti di alta tecnologia che potrebbero risultare utili nella ricerca.
Con la Russia sono così 13 i Paesi impegnati nella ricerca del San Juan: oltre all’Argentina hanno unito le forze Germania, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Spagna, Stati Uniti, Francia, Norvegia, Perù, Gran Bretagna e Uruguay. Nonostante le forze schierate nella ricerca del sottomarino il portavoce della marina, Enrique Balbi ammette che la situazione è tragica: “Siamo concentrati sul ritrovamento. Non abbiamo alcun indizio, malgrado tutti gli sforzi.
Per il momento non abbiamo trovato nulla in superficie e nulla sott’acqua. Scartiamo l’ipotesi che il sottomarino sia in superficie, dati gli sforzi di ricerca messi in campo”, ha aggiunto Balbi.
foto: Ansa