Bisognerebbe inventare una bilancia speciale che segna il peso, l’importanza e in alcuni casi la gravità delle parole. Le parole hanno un valore, sono importanti, come gridava concitato Nanni Moretti-Michele Apicella: “Chi parla male, pensa male. E vive male” (Palombella rossa, 1989). Negli ultimi tempi però
l’importanza delle parole ha subito un forte calo a causa, forse, della non curanza con cui vengono scelte quelle da utilizzare in determinati contesti. È accaduto, per esempio, ad Attilio Fontana, candidato presidente della Lombardia per il centrodestra, che in un suo intervento ha detto “Dobbiamo decidere se la nostra etnia, se la nostra razza bianca, se la nostra società deve continuare a esistere o se deve essere cancellata”. Il candidato si è poi scusato affermando che “sulla parola razza mi sono espresso male e non volevo offendere nessuno”. Poi si scusa ancora “è stato un errore di comunicazione”, “un’espressione infelice”, ma tornando al discorso iniziale, le parole hanno un peso e in questi giorni, a ridosso della giornata della Memoria il prossimo 27 gennaio, la parola “razza” ha un peso non indifferente, quasi insopportabile per chi ha Memoria. A 80 anni dalla stesura di quello noto come il Manifesto della Razza (1938), dove sin dal primo punto si legge “Le razze esistono”, ancora sentiamo parlare di “razza bianca” e “etnia a rischio”, come se queste parole non avessero più un peso, o lo avessero perso durante gli ottanta anni trascorsi. Come se il tempo avesse potuto cancellare o lenire quasi tutto il male che delle semplici parole come “razza”, “etnia”, “selezione” e simili hanno fatto.
Stiamo davvero perdendo la memoria di quello che è stato? Bisognerebbe meditare, meditare a fondo sulla questione perché “questo è stato!” affermava Primo Levi (Se questo è un uomo) e lui il peso di certe parole le aveva sopportate sulla propria pelle. Perché questa ricorrenza, la Giornata della Memoria, deve assume un significato fondamentale non solo come momento di riflessione sul passato ma soprattutto di analisi del presente. In questo prende maggiore significato la nomina a senatrice a vita di Liliana Segre, una dei 25 bambini italiani sopravvissuti su 776 deportati ad Auschwitz: “Il Presidente ha voluto onorare, attraverso la mia persona, la memoria di tanti altri in questo anno 2018 in cui ricorre l’80° anniversario delle leggi razziali. Sento dunque su di me l’enorme compito, la grave responsabilità di tentare almeno, pur con tutti i miei limiti, di portare nel Senato della Repubblica delle voci ormai lontane che rischiano di perdersi nell’oblio”. Il prossimo 27 gennaio, in onore della Giornata della Memoria, prestiamo attenzione all’importanza di ricordare e meditare su quello che è accaduto, ma soprattutto non sottovalutiamo il peso delle parole perché non tutte si perdono al vento e molte diventano tristemente l’incipit di un qualche manifesto.
In copertina l’immagine creata dallo studente del Liceo Artistico, Timo Rick intitolata “Filo spinato con mani” in occasione del concorso “Il contributo della lotta di liberazione alla realizzazione dei diritti dell’uomo”, organizzato dal Comitato XXV Aprile di Zurigo nel 2016