Il prossimo 4 marzo il popolo svizzero sarà chiamato alle urne per votare sulla iniziativa No-Billag. Chiariamo la questione per i lettori di cultura italiana: é come se in Italia si votasse per la abolizione della RAI, l’ente televisivo nazionale. Nella società svizzera questo voto sta sollevando un polverone. Billag è la fattura annuale di fr. 451.10 che attualmente é tenuto a pagare chiunque riceva il segnale televisivo. Lasciamo le questioni legali agli esperti e semplifichiamo i termini del dibattito. I contrari al canone televisivo affermano che questo importo è elevato. Piuttosto, e prima di tutto: si abolisca l’ente televisivo di stato SSR-SRG-RSI, beneficiario principale ma non esclusivo dei finanziamenti pubblici derivanti dal canone. Anzi, affidiamo ai privati il servizio (sinora) pubblico: con la stessa cifra il cittadino potrebbe liberamente scegliere e pagarsi, come e quando vuole, tutti i programmi che desidera. Il gruppo SSR-SRG-RSI naturalmente è di parere contrario. E’ impossibile elencare le prese di posizione che gli opposti schieramenti ogni giorno diffondono su tutti i mezzi di informazione. Invece, riconosciamolo: favorevoli e contrari sembrano avere torto e ragione in egual misura. Se i contrari al servizio pubblico sono riusciti a raccogliere 112’191 firme per la abolizione della Tv di stato vuol dire che nella popolazione serpeggia un desiderio di cambiamento che, almeno sino al dicembre 2015 quando furono depositate le firme raccolte per la votazione, la azienda televisiva pubblica non ha né compreso e neppure si è preoccupata di soddisfare. Parimenti, proporre di azzerare una Tv di stato per consegnarla alle forze di un libero mercato, quest’ultimo comunque già di suo deregolamentato e vivacissimo, sembra un compito piu’ facile a dirsi che non a farsi. Piattaforme digitali, social networks, acquisti online, accesso continuo a contenuti multimediali tramite smartphones: queste sono solo alcune delle evoluzioni che deve considerare e conciliare chiunque si trovi ad aggiornare una azienda radiotelevisiva. E’ indifferente che cio’ avvenga a beneficio di una impostazione pubblica oppure privata. Posta cosi’ la questione, la votazione No-billag sembra destinata a non avere né vinti né vincitori. La maggioranza che proverrà dalle urne servirà innanzitutto a chiarire chi si occuperà del futuro mediatico svizzero. Mentre i numeri della minoranza serviranno a definire i tempi di innovazioni che ormai risultano già scritte nella evoluzione della informazione: sia prodotta, sia distribuita, oppure semplicemente consumata. Infine, speriamo che l’attuale dibattito sul futuro mediatico svizzero renda piu’ attento e consapevole anche l’utilizzatore di tutti questi servizi. Ci riferiamo a noi, spettatori comunque paganti. Si voti quindi secondo la libera opinione personale, ma nella consapevolezza che dal risultato di questa votazione non solo favorevoli e contrari al canone, ma anche i non addetti ai lavori avranno qualcosa da imparare.
AN GRANDI